Firenze, 16 marzo 2012 - MAZZETTA negli uffici comunali, un arresto per concussione in flagranza. A finire in manette, ieri, è stato un geometra dell’ufficio tecnico del Comune di Firenze, Lucio Tolve, sorpreso dai poliziotti della questura dopo aver intascato la classica “bustarella”. Circa mille euro, la somma che si è fatto consegnare: probabilmente il prezzo per una corsia preferenziale presso il suo ufficio, oppure semplicemente il costo per un “sì” a quel progetto.


Ma andiamo a ritroso. A segnalare il caso alla squadra mobile, diretta da Filippo Ferri, è stata la stessa vittima dell’estorsione, uno studio di professionisti che ha avviato delle pratiche presso gli uffici dell’urbanistica di via Andrea del Castagno. Ed è proprio qui che il dipendente comunale, inquadrato al sesto livello, avrebbe formulato la sua richiesta di denaro. «Hai fatto questo grazie a me», usava ripetere, quasi per motivare la “gratifica”. Le vittime, un ingegnere e un architetto, hanno detto di doverci pensare, ma in realtà avevano già deciso. E sono corsi in questura a raccontare agli uomini della sezione antirapina, guidati da Alessandro Ausenda, quello che avevano appena ascoltato. Con gli elementi messi a disposizione dalle vittime, mettere a punto il piano d’azione è stato un attimo. I poliziotti hanno suggerito loro di fingere di assecondare la richiesta del geometra del Comune.

 

E così hanno fatto, fissando un incontro per la consegna. Ieri pomeriggio, si sono dati appuntamento in un bar nella zona di piazza Puccini. Hanno scelto un luogo “estraneo” agli uffici comunali. Un modo per facilitare anche gli agenti della squadra mobile, nascosti nei pressi del locale, pronti ad agire. Prima di preparare la mazzetta, però, le banconote erano state accuratamente fotocopiate. Lo scambio è avvenuto sotto gli occhi dei poliziotti: dopo che la busta è stata consegnata, gli investigatori hanno bloccato il geometra prima che si allontanasse. «Fermo, polizia», gli hanno sussurato prendendolo a braccetto per portarlo fuori dal locale. Il tecnico è rimasto di pietra. Con sé aveva la prova della tangente, ovvero i soldi con lo stesso numero di serie di quelli precedentemente segnati in questura. Ma non si tratta di una valigia piena di bigliettoni, come certe pagine tristi della nostra storia ci hanno tramandato, ma giusto qualche banconota da cento euro. Con la crisi, evidentemente, si ridimensionano anche le mazzette.
 

Il prossimo passaggio è adesso la convalida dell’arresto, disposto dal pm di turno, Paolo Canessa, davanti al gip. Ma la posizione del dipendente comunale diventa delicatissima. E’ stato un caso sporadico, o potremmo trovarci di fronte a un malaffare diffuso in certi uffici? Al momento tutte le ipotesi sono aperte. Dopo l’arresto, la squadra mobile ha perquisito il suo ufficio di via del Castagno e setacciato il pc. Gli investigatori stanno verificando anche la condizione patrimoniale dell’arrestato. Dal suo tenore di vita, ad esempio, si può dedurre se la mazzetta che avrebbe intascato sia stata un caso isolato, dovuto a particolari necessità, o se la richiesta del «contributo straordinario» fosse per lui una prassi.
Magari chiedendo somme non impossibili, come quella accertata ieri, per accelerare l’iter di certe pratiche che non possono correre il rischio di arenarsi.
 

Stefano Brogioni, Paola Fichera