Firenze, 5 marzo 2012 - «LUCA, 36 anni, commesso, con Valerio nella prima domenica libera dal lavoro», recita la didascalia del manifesto che ritrae padre e figlio mentre passeggiano immersi nella natura. Indossano un cartellino con scritto «Euro 0,00. La domenica non ha prezzo». E’ uno dei volantini distribuiti ieri in piazza della Repubblica da Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil. Dalle 10 alle 12 si è svolta l’edizione fiorentina della “Giornata europea per le domeniche libere dal lavoro”, promossa dall’“European Sunday Alliance”. Una manifestazione a “colpi di samba” che ha coinvolto oltre 200 dipendenti della grande distribuzione (molti di più contando anche coloro che hanno partecipato ai volantinaggi nel Chianti e nei comuni della piana fiorentina), accompagnati dalle note ‘poggibonsesi’ della “Banda Bandão” diretta dal capo batterista Francesco Petreni.

 

«Chiediamo con forza di cambiare il decreto del Governo e restituire alle Regioni la titolarità della regolamentazione degli orari di lavoro — spiega Barbara Orlandi della Filcams-Cgil —. L’attuale deregolamentazione rende difficilissima l’organizzazione della vita dei lavoratori, che si trovano talvolta a lavorare 14 giorni di seguito per averne due liberi durante la settimana quando però in famiglia gli altri sono al lavoro o a scuola. E non è vero che questa liberalizzazione fa crescere i fatturati e aumenta i posti di lavoro. I dipendenti lavorano solo di piu’, ma quei soldi spesso finiscono direttamente in altri servizi come quello di babysitteraggio per i figli, e al massimo le aziende fanno qualche contratto per il week-end». «Non è uno sciopero – spiega il segretario regionale di Uiltucs, Ernesto Lombardo – ma un tentativo pacifico di invitare i consumatori a non alimentare la spirale delle aperture domenicali. Solo loro possono aiutarci a liberare la domenica dal lavoro tutelando i diritti dei dipendenti della grande distribuzione. In che modo? Andando a fare passeggiate all’aria aperta». Secondo i sindacati così non si creano nuovi posti di lavoro, ma finisce che si “spalmano” le ore in più sui dipendenti già assunti, tramite un sistema di rotazione dei turni. «Un extra che spesso – conclude Lombardo – viene ripagato a fine mese soltanto con 30 euro in più nella busta paga, con sacrifici personali e turni impraticabili». La grande distribuzione, da Esselunga a Coop passando per Obi e Pam, ha chiesto ai propri dipendenti fino alla fine di aprile due mesi di apertura domenicale continua a titolo di “sperimentazione”.

 

In parole povere: tutti aperti fino a maggio, poi si vedrà. Una reciproco mostrare i muscoli che non convince i lavoratori . «Temiamo che la sperimentazione diventi la norma – spiega Luca Ielatro, delegato Rsu di Uiltucs per Coop –, c’è il rischio che i consumatori si abituino a far compere la domenica ma soprattutto il pericolo che questa gara fra ipermercati si concluda con un danno economico per tutti». La stessa paura che serpeggia fra gli oltre duemila dipendenti fiorentini di Esselunga, a cui l’azienda tre giorni fa ha regalato sotto forma di carta prepagata, un bonus di 200 euro di spesa, a cui si somma l’”aumento” di circa 35 euro che ogni mese i dipendenti troveranno in busta paga, per il lavoro domenicale. “Serve qualcosa di più – dice Monica Marotta, delegata Rsu per Cgil – come prendere in considerazione un piano di assunzioni domenicali. Ma anche che i marchi della grande distribuzione si “parlino” accordandosi per un piano di aperture a scacchiera che faccia felice il consumatore senza calpestare i nostri diritti”. Intanto ieri erano 37 gli esercizi commerciali aperti in città. Due in più della scorsa domenica.

di CLAUDIO CAPANNI