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“Perché l’omino della pioggia di Folon è spesso all’asciutto?”


VORREI sapere perché la statua dell’uomo della pioggia di Folon è spesso spenta e la rotonda su cui è collocata è piena di rifiuti. Visto che chiunque entra da Firenze sud la vede (e se è spenta ne nota la tristezza) sarebbe quasi meglio toglierla da lì. Non pensa?
Lettera firmata


8 novembre 2011 - INDIMENTICABILE FOLON. Con le sue cravatte strette e a righe orizzontali, i colori pastello come il suo carnato, gli occhi azzurri da bambino e la rara capacità di esprimere gratitudine non solo e non tanto con le parole ma con il sorriso lo sguardo e la dolcezza dei gesti. Avrebbe fatto tutto, per Firenze. Ma proprio tutto. Non si sentiva mai in pari con la gioia che provò facendo la mostra al Forte Belvedere, gli sembrò un dono immenso, il più grande di tutta la vita - come disse al sindaco di allora - e dovettero quasi mettere un freno all’elenco di regali che aveva in mente di resituire alla città. Ecco, ogni volta che passo dalla rotonda davanti all’Obihall (spesso) e come lei, come tutti voi, vedo l’omino della pioggia asciutto, che si ripara inutilmente e che quindi ha perso tutta la poesia, mi viene in mente la felicità di quell’artista bambino quando la sua statua fu collocata lì. Che dire? C’è sempre un problema di manutenzione, fanno sapere in Comune. E noi non possiamo fare altro che pregare e sperare che i tecnici si mettano una mano sul cuore: ricordatevi di accendere l’interruttore e di pulire la rotonda. Perchè anche se le statue di Folon hanno avuto vita difficile a Firenze (ricordiamo che ora una è al Meyer e le altre, donate dalla moglie seguendo le volontà del marito, sono nel giardino delle Rose), ormai la città ama quell’omino della pioggia che accoglie chiunque arrivi da sud. Lei dice: perchè non lo spostano, visto come lo trattano. Ma sarebbe una sconfitta, una grande sconfitta. Sarebbe come gettare via il pacco confezionato da un bambino dopo ore di lavoro solo perchè il fiocco si è sciolto. Rifacciamolo, il fiocco. Perchè qui non c’entra l’eterna querelle sulla qualità dell’arte contemporanea: una volta che la città ha adottato un’opera, che la sente sua perchè le trasmette gioia e leggerezza, cos’altro possiamo aggiungere?