Firenze, 10 novembre 2011 - Due lettere firmate da Enrico Rossi e indirizzate al Governo, per fare pressioni sull'approvazione di un emendamento in tema di farmaci e brevetti. Lo stesso caldeggiato dal gruppo farmaceutico Menarini. Secondo quanto ricostruito dal Nas, le due missive inviate a Scajola (2008)  e a Letta (2009) sarebbero state redatte sulla base di due bozze scritte dagli stessi Aleotti, proprietari del gruppo farmaceutico, ritrovate dagli inquirenti. La relazione del Nas è agli atti dell'inchiesta chiusa dalla procura di Firenze sulla gestione della Menarini. Sia Rossi che Scajola che Letta non risultano indagati.

 

 ''Le due bozze rinvenute - scrive il Nas - fanno presumere che la lettera che Rossi  (allora coordinatore degli assessori alla sanità regionali) invierà il 15 dicembre 2008 a Scajola è stata redatta non da lui bensì dagli Aleotti, in tutto o in parte, residuando l'attività di Rossi a quella di semplice postino''. ''Questo modus operandi degli Aleotti  - scrive ancora il nas - nei confronti di Rossi e di Giorni si riproporrà nel febbraio 2009, quando Rossi dovrà inviare una lettera a Letta''. ''Anche in quel caso - scrive il nas - il contenuto della missiva è redatto insieme agli Aleotti''.


 

Rossi viene poi ascoltato dai pm come testimone: ''Devo riconoscere - dice - che il ricevere lettere già predisposte dalla Menarini non è stato molto opportuno ma, a parte ciò, mi sento sereno. Mai in alcun modo in questa vicenda ho privilegiato l'interesse privato rispetto a quello collettivo''. E' vero che Aleotti ''ha cercato di fare pressioni'', continua Rossi, ''ma vi assicuro che la mia posizione sulla tutela del brevetto e contro il cd prezzo di riferimento era ed è frutto di una mia convinzione politica generale''.

 

Il governatore da Aulla, dove si trova per coordinare gli aiuti agli alluvionati, non ha problemi a ricostruire nei dettagli l’incontro che ebbe con Alberto Aleotti, patron di Menarini. Infatti dice: "Il dottor Aleotti è un imprenditore che dà lavoro a un migliaio di addetti, quindi accolsi la sua richiesta d’incontrarmi. Del resto lo conoscevo perché ci eravamo scontrati anche davanti al Tar per questioni riguardanti le politiche sui farmaci. Quando capii che il motivo dell’incontro riguardava la tutela dei brevetti accettai perché la sua mi sembrava una preoccupazione condivisibile. Lo invitai a inviarmi una bozza di lettera che girai a Loredano Giorni, il funzionario del mio ufficio".

 

E dopo? Rossi fruga nella memoria e continua: «La tutela dei brevetti non è cosa sbagliata, mi sembrava un argomento di carattere d’interesse generale e nazionale: così rimodellai la lettera e la inviai al ministro dell’industria, che all’epoca era Claudio Scajola". Ma Aleotti inviò all’assessorato toscano alla sanità una seconda lettera. Ancora Rossi: "Non ricordo con esattezza che cosa ci fosse scritto, ma rammento che, a differenza della prima, questa riguardava da vicino la Menarini: decisi di non procedere. In seguito, durante l’inchiesta sul gruppo farmaceutico, venni invitato a testimoniare. E mi fa piacere che il procuratore, Giuseppe Quattrocchi, abbia apprezzato la deposizione che avrebbe permesso agli inquirenti di chiarire alcuni aspetti della vicenda".

 

 

"GROSSI FINANZIAMENTI AI PARTITI"

 

Dalle carte dell'inchiesta emergerebbero anche ingenti finanziamenti ai partiti da parte di "società non direttamente riconducibili al gruppo Menarini". ''Ciò che appare evidente  - scrive il Nas -  è una scientifica distribuzione del denaro, mirata all'obiettivo che si vuole raggiungere. Troviamo una serie di erogazioni nel 2001, eseguite in favore di partiti politici, non ancora individuati, in vista delle elezioni politiche 2001''.

 

''Il rapporto - si legge ancora -  stipulato dai dipendenti della Menarini, incaricati dagli Aleotti di incontrare ben 54 parlamentari nei giorni 12/13/14 marzo, mostra nei dettagli l'atteggiamento dei senatori e la posizione che andranno ad assumere'' al momento del voto.


 

''Analizzando i motivi per i quali vengono utilizzate società finanziarie e immobiliari - aggiunge - le cui denominazioni non consentono 'ictu oculi' l'appartenenza alla famiglia Aleotti, di fatto schermano la reale provenienza dell'enorme finanziamento ai partiti, obbligati a pubblicare l'elenco dei soggetti eroganti''. Da una stima risulterebbe che i ''contributi ad oggi individuati, versati fra gli anni 2001 e 2008'' sono ''pari a circa 400 mila euro''.