Firenze, 3 novembre 2011 - Domani 4 novembre ricorre il 45° anniversario dell'alluvione che nel 1966 ha travolto Firenze e il bacino dell'Arno. Per ricordare il giorno che ha segnato per sempre la memoria della città, oggi è stata inaugurata una teca realizzata da Publiacqua in collaborazione con lo studio fiorentino di architettura Rrs-STudio. L'idea della teca è nata durante i lavori del Progetto ''Emissario Riva Sinistra d'Arno'' (Ersa) con cui Publiacqua sta realizzando una conduttura fognaria che renderà Firenze la prima Area Metropolitana depurata al 100 per cento. Nel corso degli scavi per posare la tubatura sono cominciate ad affiorare dal sottosuolo piccole ''discariche'' disperse lungo gli argini del fiume.

 

Analizzando gli oggetti interrati si è capito che non si trattava di semplici rifiuti urbani, ma di residui accumulatisi nei giorni dell'alluvione e rimasti intatti per 45 anni. Questi reperti, che sembrerebbero normali rifiuti, sono i veri protagonisti dell'esposizione. Scarpe, stracci, bottiglie che sono diventati testimoni straordinari di un passato difficile da dimenticare. La teca, esposta da oggi fino all'11 novembre presso il Cortile della Dogana a Palazzo Vecchio, è stata presentata dal presidente di Publiacqua, Erasmo D'Angelis, e dal presidente del Consiglio Comunale di Firenze, Eugenio Giani. Grazie a questa esposizione è stata recuperata la memoria di quegli oggetti sommersi dal fango e rimasti interrati sulle rive dell'Arno.

  Gli oggetti sono stati così selezionati e inseriti all'interno di una teca per testimoniare quanto avvenuto in quei giorni e far riaffiorare la memoria dell'alluvione e l'impegno dei fiorentini, degli "angeli del fango" e del mondo intero per far rinascere la città. ''La storia di quei giorni è fatta anche di migliaia di piccoli episodi, di salvataggi e di solidarietà e con questa teca vogliamo innanzitutto ricordare e riscoprire una memoria dell'alluvione fatta di piccole cose'', ha aggiunto Erasmo D'Angelis. La teca rappresenta anche un messaggio positivo per il futuro.

 

  "Il messaggio contenuto nella teca e che vogliamo rilanciare - ha continuato D'Angelis - è un allarme per la sicurezza dalle alluvioni, 45anni dopo, Firenze e il suo hinterland non sono ancora al sicuro. E' scandaloso ciò che ha denunciato Gaia Checcucci, segretario generale dell'Autorità del bacino dell'Arno, impegnata in un ottimo lavoro di pianificazione e vigilanza. Non si riescono a spendere da anni per le casse di espansione ben 105 milioni di euro.  Eppure sono le opere in grado di salvare Firenze da una piena tipo 1966. Cantieri e lavori sono bloccati perché mancano progetti, spesso le firme di 19 Enti, intese con Autostrade e Anas. Ma stiamo parlando di aree esondabili indispensabili per fermare la furia dell'Arno a monte della citta".