Firenze, 25 ottobre 2011 - "Siamo arrabbiati, questa è un'offensiva senza precedenti che tocca da vicino la libertà di stampa". E' questa la reazione del direttore de 'Il Giornale della Toscana', e parlamentare del Pdl, Riccardo Mazzoni, all'uscita dalla redazione che è ancora al vaglio della Guardia di Finanza. Secondo Mazzoni, l'obiettivo non è la testata da lui diretta ma Denis Verdini, che "incidentalmente" quel giornale l'ha fondato: "c'è un fuoco incrociato sul coordinatore nazionale del Pdl -accusa Mazzoni- ormai siamo anche oltre il livello di persecuzione. Quello che sta succedendo è una vergogna". Mazzoni spiega che "viviamo da mesi con i carabinieri e la Guardia di finanza in redazione, neanche fossimo il Corriere della Sera di Tassn Din e Gelli".

Il direttore esclude però che l'obiettivo sia anche 'Il Giornale della Toscana'. E a chi gli chiede se la testata non sia una realtà "scomoda", risponde: "Io non credo che il punto sia questo. Colpiscono semmai noi per colpire Verdini. Siamo una voce che all'inizio è stata accolta in maniera molto fredda e che poi ha trovato un numero sufficiente di lettori in una dialettica normale tra un giornale di centrodestra e una regione di centrosinistra. Non vedo da questo punto di vista ghettizzazioni. Io vedo una stortura nell'azione giudiziaria volta a togliere di mezzo un personaggio politico che incidentalmente è stato anche il fondatore di un giornale e che rischia - conclude Mazzoni - di pagare un prezzo altissimo per questa che è una persecuzione.

 

"Questo è un giornale che in 13 anni ha dato tanti posti di lavoro - continua Mazzoni - e ora si trova sull'orlo della chiusura. Questa è la realtà, perché se ci viene congelato il finanziamento pubblico, il Giornale della Toscana sarà costretto alla chiusura".

"Io ritengo che quello della Procura di Firenze sia un attacco alla libertà di stampa -afferma Mazzoni -stanno risequestrando il server non della redazione, ma dell'amministrazione che è già stato sequestrato più volte. Quindi io non so cosa ancora debbano trovare. L'ipotesi di una truffa aggravata nei confronti dello Stato è che la nostra sarebbe una cooperativa fittizia. Ma -ribatte il direttore- chiunque abbia letto in 13 anni il nostro giornale e i nostri ex redattori poi andati in altri quotidiani possono testimoniare che la nostra non è una cooperativa fittizia, a differenze di molte altre che ci sono a giro". "Lotteremo fino in fondo per salvare questa testata che rappresenta qualcosa di importante in Toscana. E' un auspicio -conclude Mazozni- che deve stare a cuore a molti". 

 

IL COMMENTO DI ASSOCIAZIONE STAMPA E ORDINE DEI GIORNALISTI

L'Associazione Stampa Toscana e l'Ordine dei giornalisti della Toscana esprimono ''forte preoccupazione'' per le prospettive professionali e occupazionali dei colleghi del Giornale della Toscana alla luce dell'evoluzione dell'inchiesta sui finanziamenti pubblici al gruppo editoriale che fa capo all'on. Denis Verdini.
 

''Sara' la magistratura, ovviamente, ad accertare le eventuali responsabilita'. Ma cio' che non si potra' tollerare e' che queste, vere o presunte che siano, si scarichino sulle spalle dei 25 tra giornalisti e poligrafici occupati al
Giornale della Toscana. Non accetteremo - scrivono Ast e Odg - che i sequestri di beni effettuati oggi possano mettere a repentaglio il loro lavoro, ne' che possano costituire un alibi per eventuali 'disimpegni' da parte
dell'Editore. Ai colleghi del Giornale della Toscana, che stamani per entrare nella loro redazione hanno dovuto mostrare il tesserino professionale mentre era in corso la perquisizione negli uffici amministrativi, va la nostra piu' convinta solidarieta' e l'impegno del sindacato e dell'Ordine perche' una testata cosi' importante nel panorama editoriale della nostra regione resti in vita e abbia le necessarie garanzie per la prosecuzione del lavoro di giornalisti, impiegati e tecnici''. 

 

L'AVVOCATO DELLA SOCIETA' TOSCANA DI EDIZIONI

 

"Siamo di fronte ad un chiarissimo errore nell'interpretazione della normativa in materia di editoria e di contributi pubblici''. Lo scrive in una nota l'avvocato Marco Rocchi, legale della societa' Toscana di Edizioni, al centro dell'inchiesta fiorentina sui finanziamenti pubblici al Giornale della Toscana.


Rocchi parla di ''sproporzionata operazione messa in atto dall'autorita' giudiziaria fiorentina'' e spiega perche', a suo avviso, si basa su un errore: ''l'assunto di base su cui si fonda l'inchiesta e la ridda di sequestri messi in atto e', difatti, l'assenza di soci lavoratori all'interno della cooperativa di controllo della Societa' Toscana di Edizioni. E' vero invece che la legge che disciplina la materia non richiede assolutamente, per la fattispecie normativa per la quale 'Il Giornale della Toscana' beneficia del contributo pubblico, il requisito dei soci lavoratori (condizione invece richiesta per le cooperativa giornalistiche, legge 250_90 art. 3 comma 2bis).
La Nuova Editoriale e' infatti una cooperativa editoriale e non una cooperativa giornalistica''.
 

''Circa poi la presunta fittizieta' della cooperativa - conclude Rocchi - sarebbe sufficiente citare il fatto che la gran parte dei soci della cooperativa medesima sono personalmente fideiussori della Societa' stessa, per non dire
delle ulteriori attivita' svolte dalla societa' negli anni che, immaginiamo, saranno esposte nelle sedi adeguate''.