Firenze, 17 agosto 2011 - STADIO nuovo lontano dal Campo di Marte o restyling da 60 milioni di euro per l’«Artemio Franchi» attuale? Se si fa a Firenze, e ai fiorentini, una domanda così, non ci si può di certo aspettare una risposta semplice e secca. Tutt’altro. Perché da questa domanda, il guelfo (o il ghibellino) che alberga in ogni fiorentino finisce per porne altre tre o quattro. Ugualmente complicate. Qualche esempio? Facile: nuovo stadio ok, ma dove? Castello o San Salvi? E quanto grande? Ma anche no al nuovo, restauriamo quello vecchio.

 

E dunque: abbattiamo il Franchi? E come si fa il restyling? Ma non è meglio lavorare sulla struttura attuale? No, si tira giù tutto. Ma è monumento nazionale ed è bellissimo, no? Macché... Insomma, sul sito Internet del nostro giornale, i nostri lettori-navigatori hanno scatenato un bel dibattito. E se i fautori del nuovo stadio appaiono la maggioranza (seppur di poco), sul «Franchi» in sé i pareri sono talvolta diametralmente opposti: «La logica urbanistica — scrive Ospite — c’impone di realizzare un nuovo impianto fuori città e demolire l’attuale stadio ormai obsoleto e costruito su un perimetro di base a forma di D (a significare ‘Dux’) che non consente una veduta adeguata delle partite.

 

Se dobbiamo considerare un’opera d’arte un edificio che è stato si un’opera futurista, ma con il principale obiettivo di celebrare il fascismo, in una città dove, ovvio dirlo, di opere d’arte ne esistono ben altre, vuo dire che questa città dovrà essere per sempre schiava di tutto il suo passato e vedersi preclusa ogni possibilità di sviluppo e miglioramento». Paolo replica: «Il ‘Franchi’ è monumento nazionale, è una delle poche opere di linguaggio contemporaneo in questa città ingessata, e non si tocca! Lo stadio si fa nuovo, altre società insegnano: un bello stadiotto tutto hi-tech e supercomfort da 40mila posti a Castello, navette su binari, un bel parcheggione, e negozi ristoranti merchandising e via... Basta girare un po’ l’Europa, perfino in Portogallo lo sanno fare...». Marta, invece, al ‘suo’ stadio ci tiene: «Va bene coprirlo, lo stadio è sempre stato qui ed è giusto che resti qui. Altrove non sarebbe lo stadio di Firenze e della Fiorentina».

 

Per Alessandro Cioppi, invece, si tocca eccome: «Va demolito il ‘Franchi’ e ricostruito nuovo con una capienza di 44 mila posti che con i dovuti confort potrebbe riportare allo stadio anche i piu scettici». Saverio, del ‘Franchi’, ne farebbe volentieri a meno, come quasi tutti i residenti del Campo di Marte: «Tanti anni fa si soffriva solo la domenica, oggi sono troppi i giorni in cui viviamo il caos delle partite, e a tutte le ore. Sono un tifoso che in tre minuti a piedi raggiunge lo stadio, ma ora è il momento di toglierlo dal centro città. Se ne deve costruire uno nuovo fuori dell’area cittadina con ampi parcheggi e facili comunicazioni». Diversi ‘tifano’ anche per il restyling ma la domanda di Ospite sorge spontanea: «60 milioni per un riammordamento? Ma con quei soldi non si fa uno stadio nuovo?».

 

E quindi, tanto vale... «Sarebbe solo un grande spreco di soldi — dice Marco —, per Firenze ci vuole un nuovo stadio». «Solo uno stadio nuovo potrà soddisfare le esigenze di chi va a vedere una partita di calcio — scrive Carlo Russo —. Dalle curve anche con un restyling del Franchi, si continuerà a non vedere niente. E poi che senso ha mantenere un impianto di 80 anni se deve essere restaurato in tutto!». E Gianfranco Fantucci: «Credo che nonostante i costi piuttosto elevati, sarebbe solo un arrangiamento. Quando si toccano le cose vecchie si sa quando si parte, ma non quando si arriva, sia in costi che in qualità dell’opera. Comunque meglio che niente».

 

E il ‘meglio che niente’, alla fine di un’estate amara per i tifosi viola, è quello che emerge nelle parole di Paolo: «Per me è l’unica soluzione percorribile. Non avremo lo stadio che vorremmo, ma ne avremo uno all’altezza delle competizioni europee. Viste le innumerevoli difficoltà per farne uno nuovo, credo sia la soluzione più opportuna». «Stadio nuovo all’inglese, come faranno tutte le società di A», dice Max. E, sulla ristrutturazione, il paragone più ardito è di Andrea Doni: «Mio nonno diceva: è come mettere la cravatta a un porco. Ogni mattina qualcuno si sveglia con qualche strampalata idea per farsi un po’ di pubblicità. Lo stadio va demolito e al suo posto va creato un parco per il quartiere e parcheggi sotterranei, già esistenti. Lo stadio va costruito altrove».