Firenze, 15 luglio 2011 - Che fine hanno fatto i 29 milioni di euro erogati dalla Regione Toscana per costruire la bretella Stagno-Prato? E’ la domanda che si pone la procura di Firenze, che ieri mattina ha incaricato il nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di perquisire enti e società coinvolte nel progetto della grande opera,un passante di 9,4 chilometri, la cui costruzione, nonostante il robusto contributo regionale versato nel 2006, non è ancora iniziata, «né risulta intrapresa — accusano i magistrati Luca Turco e Giuseppina Mione — alcuna iniziativa pubblica volta al recupero di tale ingente somma». Le ipotesi di reato sono corruzione e truffa, anche se, per il momento, non ci sono indagati. Ci sarebbero però indizi, dice la Procura, sull’esistenza di «rapporti illeciti che hanno coinvolto componenti della struttura regionale a cui si sono verosimilmente accompagnate condotte fraudolente di parti private in danno dell’ente pubblico».
 

I DOCUMENTI acquisiti serviranno a stabilire quale sia stato il destino del contributo pubblico materialmente consegnato alla Sit, Società Infrastrutture Toscana (con sede a Firenze, piazza dei Giudici, presidente l’ex assessore regionale Riccardo Bicchi): aggiudicandosi il project financing, la Sit ha ottenuto l’incarico di costruire il passante che, collegato alla Fi-Pi-Li e all’A11, servirà a bypassare il traffico della Piana, interessando i comuni di Scandicci, Lastra a Signa, Signa, Campi Bisenzio e Prato. A tale scopo, è stata creata un’altra società, la “Bretella Scarl”, verso la quale sarebbero poi transitati i 29 milioni, un contributo per il costo di realizzazione inizialmente fissato in 243 milioni, ma poi lievitato ad almeno 384 senza che della Stagno-Prato sia stata posata una sola pietra e quindi destinato a salire ancora. Soldi che «nelle mani del privato potrebbero aver già maturato lucrosi interessi», contestano i pm. L’inchiesta nasce da un esposto, ma è legata anche alla “cricca”. C’è una telefonata del novembre del 2009, ascoltata dai Ros, in cui Armando Vanni, all’epoca patron del Consorzio Etruria, spiega a Riccardo Fusi (Btp) che «non hanno avuto concorrenti», che «si tratta di lavori che per una storia o per l’altra non sono andati in gara... perchè se la bretella fosse andata in gara... ma figurati te».

 

Sia il Consorzio Etruria (che ha sede a Empoli), sia la Btp (attualmente commissariata) sono state perquisiti ieri mattina. Ma non solo: i finanzieri hanno bussato alla porta della Direzione delle Politiche Territoriali ed Ambientali, presso la sede di via di Novoli della Regione, e agli uffici di via Bardazzi dell’”area di coordinamento mobilità e infrastrutture” e il “settore viabilità di interesse regionale”. Acquisizioni anche presso le sedi di tutte le società che figurano nella Sit (compresa la Società Autostrade, la Coestra, il Consorzio Toscano, la Ergon, la Spea di Milano, la Global Service), la Bretella Scarl e la Camera di Commercio.