Firenze, 16 giugno 2011 - VICESINDACO Nardella, 9 euro per un taxi da piazza San Firenze a La Nazione, in viale Giovane Italia. Non le sembra un po’ troppo?
«Potremmo dire che ‘abbiamo scoperto l’acqua calda’, ma per sostenerlo bisogna fare un ragionamento molto più ampio e articolato».
Da dove iniziamo?
«Partiamo dal presupposto che l’obiettivo è fare in modo che il taxi sia fino in fondo un servizio pubblico. Questo vuol dire che deve essere utilizzato da una fascia ampia di cittadinanza».
Ma con queste tariffe è difficile che lo possa diventare...
«Ci scontriamo per questo con un dato significativo. Da uno studio che abbiamo praticamente concluso, per sommi capi, posso dire ad oggi con sicurezza il punto debole del servizio: è utilizzato poco».
Quanto poco?
«Non quanto vorremmo. Da questa indagine su un campione di 1200 cittadini (indagine del febbraio scorso, ndr), solo il 2,1% usano il servizio una o al massimo due volte la settimana. Si sale al 3%, una volta al mese».
Numeri che dovrebbero far pensare.
«Attenzione, però, perché chi lo utilizza è più che soddisfatto del servizio e il 73% lo ritiene elitario e lo utilizzerebbe se costasse meno».
Quindi torniamo alla prima domanda...
«Inevitabilmente: è considerato troppo caro. Per questo ci sono una serie di ‘categorie’ di persone che lo usano meno, se non per niente. Penso ai giovani, ma anche ai pensionati. E’ un mezzo di trasporto riservato solo a deteminate fasce più abbienti».
Il tema, così, è presto individuato...
«Scusate, ma vogliamo che sia utilizzato solo da pochi o vogliamo che goda davvero dei privilegi e della considerazione di servizio pubblico? Perchè le corsie preferenziali, i trattamenti particolari nelle zone pedonali di tipo B, sono condizioni che riserviamo ai taxi proprio perché le consideriamo un servizio pubblico. E quindi l’obiettivo è renderlo realmente pubblico».
Molti si lamentano che appena rriva la macchina ha già diversi euro sul tassametro...
«Qui bisogna fare un po’ di autocritica perché pochi sanno che ora il taxi si può fermare e salire per strada. Anche che si possa scegliere la macchina è un aspetto poco noto. E su questi e altri temi, faremo una campagna di informazione e metteremo dei punti informativi al ‘Vespucci’, alla stazione e in piazza della Repubblica, perchè il servizio va promosso».
D’accordo, ma questo non abbasserà le tariffe...
«Se la richiesta è aumentare quelle attuali per adeguamenti vari, siamo contrari. Visto che non stiamo toccando la questione delle licenze, allo stesso tempo le cooperative non vengano a chiederci di incrementarle. Semmai, le tariffe devono essere completamente riviste. Nelle prossime settimane il nostro lavoro sarà tutto concentrato sulla presentazione di un piano tariffario che io definisco ‘intelligente’».
In che senso?
«Oggi le tariffe sono misurate essenzialmente su distanza e tempi. tra l’altro il meccanismo è molto delicato per tanti parametri e molti snobbano il servizio proprio perché non sanno cosa pagheranno alla fine. Per questo servono tariffe certe e trasparenza».
Che criteri pensate di utilizzare?
«Ci sarà sicuramente un sistema base su percorrenza e tempi, ma aumenteremo le tariffe predeterminate. Lo faremo con una particlare attenzione verso chi è di solito lontano dal mezzo. Ad esempio, oggi c’è la tariffa fissa di 20 euro per l’aeroporto e di 10 per Careggi, ma non c’è per gli altri ospedali, addirittura considerati percorsi extraurbani».
Qualche esempio?
«Introdurremo, probabilmente, tariffe ad hoc per lo stadio, per i disabili, per gli over 70, per le donne e per incentivare l’uso del taxi per la Ztl notturna a 10 euro, come esiste già. Certo può essere tanto, ma se lo prendi con amici si può dividere. Per esempio, molti non sanno che i giovani tra 16 e i 18 anni possono salire da soli, magari. Sperimenteremo anche una tariffa Unesco, cioè un prezzo fisso all’interno dei viali e non solo, per la notte. Questo andrebbe di pari passo con la politica di pedonalizzazione del centro».