Firenze, 15 giugno 2011 - «Potrei anche suonare le campane della basilica per protesta se dall’altra parte ci fosse un Beppone. Qui invece c’è solo un Beppino...». Padre Antonio Di Marcantonio, rettore di Santa Croce, sorride e s’immedesima per un attimo nel don Camillo di Guareschi mentre tutt’intorno infuria la rabbia dei residenti della piazza.

 

Nel labirinto degli uffici giudiziari distaccati del tribunale di piazzetta San Martino ci si accalora e ci si prepara a una battaglia che non sarà né breve né facile. E’ appena terminata la prima udienza davanti al giudice civile Luciana Breggia, dove si trovano contrapposti il Comune e un gruppo di agguerriti residenti di S.Croce, che hanno presentato un esposto chiedendo l’immediata sospensione di tutti gli eventi in piazza. Il motivo?

 

«Non si dorme più, non si vive più e sono reiteramente lesi i diritti fondamentali dei residenti: quello alla salute, quello di abitazione, di culto e quello legato all’esercizio dell’attività commerciali», dicono in coro a fine udienza. A sostenerli c’è anche il consigliere comunale del centrodestra Alberto Locchi, ma è padre Antonio a esprimere lo sdegno per quanto sta accadendo: «Il giudice ci ha chiesto di trovare un accordo, ma il Comune non vuole dialogare con noi e non capiamo perché. Non capisco questa rigidità».

 

«C’è protervia verso i cittadini — dice Antonella, una residente —. Palazzo Vecchio non ascolta, anzi nega che ci sia un problema. Dice che avevano consultato gli organi preposti per S.Croce? Non è vero. Noi vogliamo solo far dormire in pace i nostri figli». Claudio Visciola è l’avvocato del Comune che ieri si è costituito in giudizio depositando una memoria: «Sosteniamo l’infondatezza e l’inammissibilità del ricorso non solo nel merito ma anche per un difetto di giurisdizione: su questa materia, secondo noi, non è competente il giudice civile ma il Tar». Dopo un’ora di udienza, il confronto è stato rinviato a martedì prossimo.
 

 

Ma lo scontro è totale e apre nuovi fronti. Lo dice chiaramente padre Antonio: «Uno dei problemi più seri è il rumore che fa impazzire tutti noi durante gli eventi in piazza. Ma i decibel provocano altri problemi come le vibrazioni, che sono pericolosissime per la stabilità della nostra basilica. Per questo motivo ho già inviato una segnalazione alle Soprintendenze chiedendo il loro intervento». Il piano acustico del Comune, per S.Croce, fissa un limite massimo di 50 decibel. Per i cittadini, che si sono fatti carico di misurazioni durante i recenti concerti, si è anche sfondato il tetto di 90. «Ora basta, accampiamoci in piazza con una tenda e blocchiamo tutto», s’inalberano alcune agguerritissime signore. La disfida di Santa Croce è solo all’inizio.