Firenze, 28 maggio 2011 - L’assessore alla casa Claudio Fantoni dice che degli affitti “stracciati” del Comune sa per ora poco ma che comunque «ha già iniziato a guardare le carte, ed avviato l’iter di verifiche e valutazioni» dopo che il sindaco gli ha chiesto una dettagliata sul caso. Nel frattempo il Pd fa sapere che la commissione d’indagine richiesta dal Pdl “sarebbe superflua”. Renzi vuole che si spulci ogni contratto e intanto si continua a precisare che quasi tutti sono stati stipulati dalla vecchia amministrazione». Anche Fantoni sottolinea che in questa vicenda c’entra, ma di ’striscio’ in quanto assessore alla Casa, ma non al Patrimonio fin tanto la delega è in mano all’assessore Falchetti.
Roba di giorni visto che Falchetti passa alla Mercafir e Fantoni avrà anche quella ’patata bollente’. Per ora quindi Fantoni è un osservatore interessato, ma non ha messo mano a questo elenco scottante.

C’è imbarazzo nei corridoi di Palazzo Vecchio dopo la pubblicazione de La Nazione degli assurdi canoni d’affitto relativi a decine di immobili comunali (alcuni dei quali giganteschi e per di più collocati in belle zone della città) “regalati” per anni a imprese ed associazioni in cambio di pochi spiccioli. Difficile per l’amministrazione comunale trovare il modo di giustificare un gigantesco bar al Piazzale affittato al prezzo di una tabaccheria di Novoli, o di trovare le ragioni per cui 700 metri in Santo Spirito debbano essere ceduti per due anni ad un’associazione cinematrografica per 83 euro al mese. Ora poi, che c’è di mezzo pure la Corte dei Conti che ha deciso di aprire un fascicolo sull’intera vicenda, i grattacapi si fanno sempre più fastidiosi.
 

Nel frattempo il Pdl, con il consigliere Marco Stella (che è anche presidente della commissione controllo) non molla di un centimetro. Ieri l’esponente del centrodestra, assieme al collega Alessandri, ha calcolato i potenziali mancati introiti per le casse comunali che «potrebbero aggirarsi sui 2 milioni di euro l’anno».
«Il Comune ha 62 immobili di proprietà con destinazione fondo commerciale affittati a privati che rendono alle casse comunali soltanto 1 milione e 567.858 euro annui — si legge in una nota —.
Se i dati dovessero essere confermati vorrebbe dire che il patrimonio comunale in questi anni è stato gestito senza nessun criterio oggettivo di valorizzazione».
Stella e Alessandri si dicono «sbigottiti». «Il totale dei metri quadri complessivi dei fondi è di 7.770 mq; se dividiamo la cifra complessiva di 1.567.858 euro per la metratura, scopriamo che il Comune incassa soltanto 203 euro annui a metro quadro, e se dividiamo il dato per 12 mesi otteniamo 16,96 euro al metro quadro al mese. Confrontando il canone di affitto medio applicato dal Comune, cioè 16,96 euro mensili al metro quadro, con i canoni applicati dai valori di mercato, crediamo di poter dire facilmente che il Comune di Firenze potrebbe incassare almeno il doppio dagli affitti. I dati dell’agenzia del territorio confermano quanto sosteniamo».
Qualcosa insomma non torna. D’altronde i casi riportati sulle colonne di questo giornale nei giorni scorsi potrebbero essere più che sufficienti per farsi un’idea delle storture di certi affitti, inferiori anche di dieci volte rispetto a quelli di mercato. Ma, se non fossero bastati, di esempi ne abbiamo altri. A San Salvi, l’Università degli Studi di Firenze, ha a disposizione 2.200 metri quadri. Fino al 2035 non pagherà un soldo. Ottantasette metri quadri per un negozio in via Fiesolana, nel cuore di Santa Croce, farebbero gola a molti. Figuriamoci al prezzo di 11mila euro l’anno, quello che ha pagato per stare lì (fino al febbraio scorso, quando il contratto è scaduto) la Cooperativa delle Donne. Un fondo così vale almeno quattro volte tanto. E non ci risulta nemmeno un criterio unico di valutazione.
Qualche casella dopo il fondo di via Fiesolana, troviamo infatti un’altra voce che fa riflettere: per i 69 metri quadri del suo negozio di fiori a Brozzi (quindi in super-periferia), il signor Francesco Cherubini è costretto a pagare quasi il doppio della cooperativa e per di più per uno spazio più piccolo. Da lui il Comune pretende infatti 19.716 euro annui. Perchè paga più del triplo di Franca Pisani che ha un fondo commerciale di 72 metri in Borgo Tegolaio, in pieno Oltrarno? Per il momento non è dato sapere.