AFFITTI impazziti a Firenze, città che si conferma la regina incontrastata delle contraddizioni. E che anche per questo, a livello commerciale, è ormai praticamente alla canna del gas. Sentite qua: da un documento di Palazzo Vecchio salta fuori che il Comune si “accontenta” di cedere fino al 2016 a 35.548 euro all’anno, cioè a meno di tremila euro al mese, un fondo commerciale di 165 metri quadri al piazzale Michelangelo. Facendo una stima a cazzotto, quello spazio vale almeno il quadruplo. Perchè parliamo del Play bar e non di un circolino di periferia. Perchè parliamo di una vista mozzafiato sulla città e di una tappa praticamente obbligata per il turista che si arrampica sul viale dei Colli. Dopo la foto il caffè. O il gelato. Insomma, chi gestisce quell’attività potenzialmente ha in mano una miniera d’oro. In cambio di pochi spiccioli. Registriamo e cambiamo zona. Piazza della Repubblica, caffè Gilli, un monumento del centro storico. Per affittarlo i gestori (che ovviamente sono altri) spendono la stessa cifra del Play Bar.

 

Con una piccola differenza però: i 35mila euro devono scucirli al proprietario, un privato, non una volta all’anno ma una volta al mese. In totale, a dicembre, fanno più di 400mila euro in uscita, quasi un miliardo delle vecchie lire. Quindi? Quindi qualcosa non quadra. Il Comune è proprietario di centinaia di immobili in città, molti dei quali prestigiosissimi e a quanto pare, in alcuni casi, li dà via per anni accontentandosi in cambio di poche migliaia di euro. Perchè? Non è dato sapere, anche se si parla di soldi pubblici.

 

Gli esempi, comunque, non mancano. Borgo Santa Croce: a una manciata di metri dalla facciata di una delle chiese più belle del mondo c’è un pub, affollatissimo ogni sera della settimana. Per 174 metri quadri la Melagodo srl paga appena 19.252 euro l’anno. In zona, tanto per intendersi, ci sono locali che vengono affittati a ottomila euro al mese. Via de’ Benci docet. Spostiamoci in via dei Cerretani, centro che più centro non si può, autostrada di turisti che vanno su e giù dal Duomo a piazza dell’Unità. Dagli stessi documenti di Palazzo Vecchio risulta che per un negozio di 99 metri quadri, Genni Snc, si limita a versare poco più di mille euro al mese (16.170 all’anno) nelle casse del Comune. Nella stessa strada, fanno sapere dalla Confcommercio, privati affittano fondi simili a centomila euro l’anno.

 

Andiamo avanti e scendiamo nel sottopasso della stazione di Santa Maria Novella, circuito storico di negozietti ad uso e consumo di migliaia di pendolari. Qui ci sono numeri schizofrenici. La Galleria del Disco ha un contratto che è stato stipulato due anni fa e che scadrà nel 2020: 51.146 euro all’anno per 75 metri quadri. Ci può stare, per carità, non siamo in piazza del Duomo. Non capiamo però perchè, scorrendo le tabelle, salta fuori che per avere 74 metri a “Magazzino 4 Quote”, nello stesso sottopassaggio, basti pagare poco più di 17mila euro l’anno.

 

E nemmeno sforzandoci capiamo perchè la Capasso Sas paghi ottomila euro annui per 12 metri quadri e un’identica metratura il Comune la faccia pagare più del doppio (17.492) alla Bsc Srl. Tra l’altro entrambi i contratti decorrono dalla stessa data (primo gennaio 2009) e scadono contemporaneamente il 31 dicembre del 2020. Sono i misteri del sottopasso. Mettiamola così e dirigiamoci in via della Scala. La Farmacia Santa Maria Novella è famosa in tutto il mondo. Un fiore all’occhiello per la città.

 

Forse però 115mila euro all’anno (con un contratto che scade nel 2040) per uno spazio grande 1500 metri quadri, praticamente quanto una fabbrica, sono un po’ pochini. Di certo sono pochissimi i circa 500 euro al mese che la bottega d’arte Merlino risulta pagare al Comune per un fondo commerciale di 78 metri quadri in via delle Vecchie Carceri (contratto firmato l’anno scorso e che scadrà nel 2017), in un’area di pregio a ridosso dei viali, da poco rimessa a nuovo e rilanciata. Da un mistero all’altro arriviamo in piazza San Firenze. Siamo davanti al tribunale, a due metri da piazza Signoria, a un tiro di schioppo dai lungarni. Il via vai è continuo. Eppure c’è un bar che non paga nemmeno mille euro al mese di affitto.

 

Nono è enorme (sono 38 metri) ma ugualmente 9.912 euro annui non ci sembrano esattamente in linea con le richieste del mercato. Come non lo sono, ci viene il dubbio, i circa seimila che paga ogni anno l’Associazione Bibliografia culturale in via Martelli per uno spazio che è pure più grande. Anche perchè in viale Guidoni (che con tutto il rispetto propone è inserita in un altro contesto) c’è la tabaccheria del Mercato che per uno spazio identico paga il doppio. Ultima perla in viale Galileo. Sapete quanto spende qui la Gra Srl (Gestione Ristorante e affini)? Poco più di centomila euro l’anno. Una bella somma, ci mancherebbe. Ma attenzione: stiamo parlando di 642 metri quadri, mica di un retrobottega.
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