Firenze, 17 aprile 2011 - SARA’ UN’OPERAZIONE a volumi zero, come prevede il piano strutturale del Comune fortemente voluto dal sindaco per salvaguardare la città dal cemento. Ma sarà la più grossa operazione immobiliare dei prossimi mesi che vedrà coinvolti l’Azienda sanitaria fiorentina e l’amministrazione comunale.
 

 

I VERTICI Asf hanno deciso: vendere l’intero complesso di San Salvi è una priorità. Per tante ragioni, fra le quali, racimolare tra i 60 e gli 80 milioni mancanti per raggiungere quota 100-120 milioni che servono alla costruzione del nuovo ospedale Torregalli e trasferire altrove gli uffici e i servizi dell’Asl che attualmente sono all’interno del parco perc hé la loro collocazione non è più strategica, tantomeno conveniente, per le casse dell’azienda pubblica visto che, spalmati su circa 50mila metri quadrati di superficie coperta, a San Salvi circa 20mila metri sono di corridoi, il luogo della vita sociale dell’ex manicomio. Troppo costoso (riscaldamento e aria condizionata) e poco pratico (i corridoi sono inutilizzabili e i soffitti eccessivamente alti) mantenere in quei luoghi gli uffici. Per vendere l’intero complesso, l’Asl ha richiesto al Comune il cambio di destinazione d’uso degli edifici, attualmente tutti vincolati all’attività sanitaria. Nel 40% delle strutture di San Salvi andranno uffici (molto probabilmente del Comune) e nel restante 60% delle superfici disponibili saranno realizzati appartamenti. Questa la richiesta. Senza costruire edifici aggiutivi, ma recuperando e ridistribuendo gli spazi negli immobili esistenti, molti dei quali vincolati dalla soprintendenza dei beni architettonici e artistici. Dalla vendita dell’intero blocco di San Salvi ci si aspetta di incassare una cifra che si aggira tra i 100 e i 120 milioni di euro.
 

 

Hanno spiegato le priorità del piano di investimenti e alienazioni immobiliari i vertici dell’Asl 10, al forum organizzato da ‘La Nazione’, al quale hanno partecipato il direttore generale Luigi Marroni, il direttore sanitario Pierluigi Tosi, il direttore amministrativo fresco di nomina, Nicolò Pestelli ed Emanuele Gori, direttore del Cup metropolitano e responsabile di programmazione e negoziazione delle prestazioni sanitarie. Un piano triennale da 330-350 milioni di euro che prevede investimenti e ristrutturazioni immobiliari, razionalizzazione dei servizi e che, nel complesso, riguarda sia l’edilizia degli ospedali (Santa Maria Nuova, Ponte a Niccheri e Torregalli, a Firenze) e delle 190 sedi territoriali, sia (per una quota di circa 70 milioni) macchinari e attrezzature; un piano per il quale è stato già richiesto un ridimensionamento per la carenza di fondi statali, ma che in parte è autofinanziato dall’Azienda con mutui e la vendita degli immobili considerati non più strategici agli obiettivi, tra i quali rientra appunto San Salvi. Con parte dei soldi che arriveranno dall’alienazione sarà realizzato il nuovo Torregalli, che avrà un nuovo pronto soccorso e Dea, esterno all’edificio attuale. Il corpo dell’intero ospedale sarà completamente demolito e ricostruito a poche decine di metri di distanza, sul lato collina. Per inziare i lavori a Torregalli (serviranno 4 anni per demolizione e ricostruzione), all’Azienda non importerà attendere la vendita di San Salvi, ma basterà avere ottenuto il via libera per la vendita, ovvero l’ok al cambio di destinazione d’uso.