Firenze, 15 aprile 2011 - LA RICHIESTA da parte della comunità islamica di una moschea a Firenze ha scatenato un acceso dibattito. C’è chi si schiera nettamente per il no, chi sostiene l’idea, come la chiesa cattolica, pur con qualche limite. Ma per Izzedin Elzir, imam della sala di preghiera di Borgo Allegri, presidente della comunità musulmana fiorentina e presidente nazionale dell’Ucoii, la moschea è una priorità assoluta.
Elzir, avete tre moschee a Firenze, una a Sorgane, una al Poderaccio e quella più grande a Borgo Allegri. C’è bisogno davvero di un’altra moschea?
«Certo, perché non sono luoghi degni né per la nostra comunità né per Firenze. Sono ex garage, magazzini. Il venerdì dobbiamo fare due turni di preghiera».
 

 

L’idea affidata al disegno dell’architetto David Napolitano prevede una struttura con due minareti e un grande colonnato, non è eccessivo?
«E’ solo un disegno. Al sindaco non è piaciuto, all’assessore alla cultura neanche. Ma è un coraggioso dono a Firenze. Sogniamo una moschea bella, all’altezza di questa città. Siamo pronti a metterne in discussione ogni aspetto. Chiediamo solo che sia raggiungibile e degna di un luogo di culto».
 

L’arcivescovo Betori ha proposto di realizzare non un’unica, ma più moschee nel territorio.
«Non abbiamo mai chiesto una mega moschea. Più sedi significa maggiori difficoltà di gestione, più soldi e più imam, ma va benissimo. L’importante è non creare ghetti».
 

L’arcivescovo ha anche ricordato che per realizzare il Duomo ci sono voluti 1000 anni. E’ dunque una questione di tempi?
«I tempi vanno rispettati. Ma per far arrivare il messaggio di Gesù fino a Roma ci sono voluti anni, oggi bastano secondi. La nostra presenza aiuta il fiorentino a scoprire la sua vera identità di accoglienza e apertura, ad amare realmente il prossimo».
 

Recentemente avete presentato una raccolta di firme in Regione. A cosa servono?
«Ad avviare un percorso partecipativo finanziato dall’amministrazione regionale. Raccoglieremo tutte le idee dei toscani per la moschea e diventeranno le nostre linee guida».
 

Chi pagherà la moschea?
«Noi. Appena ci sarà un progetto concreto, apriremo un conto corrente bancario che sarà trasparente, sia nelle entrate che nelle uscite. Se qualche privato vorrà aiutarci grazie, ma i soldi non usciranno dalle tasche dei contribuenti. D’altra parte siamo abituati a pagare: solo a Borgo Allegri spendiamo 2700 euro al mese di affitto oltre a 5-6000 euro di spese mensili».
 

Ammettiamolo, l’idea di una moschea fa paura per temute infiltrazioni terroristiche.
«Certo, lo sappiamo. Ma è nostro interesse tenere fuori i pensieri estremisti. E’ compito dell’imam e di tutta la comunità. Abbiamo dimostrato in diverse occasioni che contribuiamo a mantenere la sicurezza. Lo faremo anche nella nuova moschea».
 

Quando spera di inaugurare la moschea?
«Anche domani. Non lo vedo come un obiettivo lontano, conoscendo la realtà fiorentina».
 

Ricevete critiche o manifestazioni di intolleranza?
«Pochissime. Sono molto di più gli incoraggiamenti».
 

Ha incontrato i profughi arrivati da Lampedusa?
«Domani (oggi per chi legge, NdR) andrò con il direttore della Caritas Martini a visitarli a Sesto».