Firenze, 12 aprile 2011 - «PER LO STADIO non c’è posto». Semmai ce ne fosse stato bisogno, l’assessore regionale al governo del territorio, Anna Marson, ha ribadito ieri a Palazzo Vecchio che a Castello la cittadella viola proprio non c’entra. L’occasione è stata l’audizione in commissione urbanistica, con all’ordine del giorno l’integrazione al Pit, il Piano di indirizzo territoriale. L’accento è caduto soprattutto sul Parco della piana e sulla riqualificazione dell’aeroporto. «Lo stadio non era negli obiettivi dell’integrazione al Pit — ha spiegato l’assessore Marson —. E non essendo solo uno stadio, ma prevedendo una consistente mole di volumi riteniamo che non sia compatibile col parco di Castello».
Affermazioni che non sono piaciute al sindaco Renzi che senza mezzi termini ha detto alla Marson di non intromettersi nelle questioni di Palazzo Vecchio, cittadella compresa: «Nessuno vuole mettere lo stadio nell’area verde — ha risposto stizzito Renzi —. L’idea che ci sia lo spazio per il Comune di organizzarsi in zone già destinate alla costruzione è un’idea sulla quale l’assessore non ha diritto di mettere bocca. Noi abbiamo fatto il piano strutturale per dire che dove c’è il verde resta il verde. La Regione ha una prerogativa di indirizzo su queste vicende, dopodichè le scelte le fa il sindaco, le fa il Comune. L’assessore Marson deve portare in Consiglio regionale la variante al Pit per l’aeroporto che riguarda più comuni: lo faccia e poi, se vuole, si confronti con noi; ma sulle vicende nostre ci faccia la cortesia di far lavorare chi è stato eletto per questo». Nel batti e ribatti a distanza, la Marson rivendica di non aver fatto alcuna invasione di campo: «Al sindaco Renzi vorrei far notare che le domande sullo stadio mi sono state poste dai consiglieri comunali. In commissione urbanistica ho semplicemente ribadito che la Regione, nell’integrazione al Pit, prevede che il parco di Castello rimanga tale. In quest’ambito non possono dunque essere collocati volumi come quelli previsti dalla Cittadella».
E sempre di integrazione al Pit, in relazione al parco della Piana e alla riqualificazione dell’aeroporto si è parlato ieri nelle commissioni ambiente e infrastrutture del consiglio regionale. Tra gli enti presenti, oltre all’Arpat, Lamma, Ars, Aeroporto di Firenze e Pisa, Interporto di Prato, Anas, Società Autostrade e Trenitalia, c’era anche l’Enac (Ente nazionale aviazione civile), che già all’inzio di marzo aveva inviato un documento al governatore Rossi, in cui si ribadiva che Pisa e Firenze, insieme a Bologna, restano scali considerati “strategici”. «Al 2030 la previsione di traffico per gli aeroporti di Pisa e Firenze è stimata tra i 10, 5 e i 12 milioni di passeggeri all’anno — sostiene l’Enac — rispetto al traffico del 2009 che era circa 5,7 milioni, di cui 4 milioni Pisa e 1.7 Firenze». Previsioni che implicano un corrispondente adeguamento infrastrutturale. «Lo scalo di Pisa, scalo militare aperto al traffico civile — continua l’Enac — vede la propria valenza strategica futura pesantemente condizionata dall’amministrazione della difesa nel decreto del 25 gennaio 2008, che non solo pone condizionamenti all’uso delle infrastrutture di volo per le attività civili, ma ne rende poco probabile l’ampliamento». Per questo è proprio su Firenze che si confida per un ulteriore sviluppo del bacino toscano, a patto che si realizzi finalmente la nuova pista. Con la quale si prevede di arrivare a 4 milioni di passeggeri all’anno, trasportati da aeromobili da 150-160 posti.
Per fare ciò serve una pista da duemila metri, di cui si cominciano a definire anche i costi. Tenuto conto che per l’attuale di 1.700 metri sono stati investiti 12 milioni, per la nuova — nuovo tracciato e non prolungamento dell’attuale — Adf ipotizza 15 milioni di spesa, che possono diventare 20 con lo spostamento del Fosso Reale e arrivare a 55 milioni se si aggiunge l’interramento dell’ultimo tratto dell’autostrada.
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