Firenze, 5 aprile 2011 - Invasa dai turisti e avvelenata dal traffico. Eccoli i due motivi che possono valere una legge speciale per Firenze. Parola di ministro. Giancarlo Galan, appena insediato alla guida del dicastero dei Beni Culturali, anche se ha Venezia nel cuore, conosce bene Firenze e la fragilità del suo straordinario patrimonio artistico.
Ministro, Firenze chiede da anni una legge speciale come quelle di cui godono Venezia e Roma e a lei l’idea piace. Cosa pensa di fare?
«Bisogna sedersi tutti attorno a un tavolo, a cominciare dal sindaco, con i soggetti che rappresentano gli interessi e i bisogni della città. Firenze ha perso la sua occasione per la legge speciale nel 1966, dopo l’alluvione. Venezia, invece, pur in secondo piano in quei giorni, ha saputo elaborare una linea politica e istituzionale che ha portato alla definizione delle leggi speciali».
Lei da dove comincerebbe?
«Abbiamo due pressioni sulla città: l’invasione, direi quasi l’alluvione, del turismo di massa e l’evidente permanere del problema del traffico che di sicuro causa danni anche al patrimonio monumentale. Credo sia necessario lavorare su questo».
Il Pdl prima e il sindaco Renzi poi, insistono da tempo sulla legge speciale.
«Sì, ma bisogna procedere tutti assieme. Chi va da solo non arriva da nessuna parte. In Parlamento ci sono molte altre città e regioni italiane che avanzano richieste. Bisogna individuare un percorso credibile, sostenibile, che anche il resto del Paese possa condividere».
Chi farebbe sedere a quel famoso tavolo?
«I soggetti economici, sindacali, commerciali, il comune di Firenze e gli esponenti del mondo della cultura. Cito Venezia perché è l’unico precedente. Bene, in quel ‘comitatone’ ci sono esponenti dei privati, associazioni, fondazioni, enti internazionali».
Sta dicendo che non basta una gita ad Arcore.
«Quello veneziano è un percorso elaborato da tutte le forze politiche, fra i primi anni ’70 e la metà degli anni ’80. Non può decidere un sindaco o un ministro. Così non si va da nessuna parte».
Il sindaco qualche idea ce l’ha.
«Ecco. Si parte da idee e non da pretese. E da idee credibili in un contesto nazionale».
Patrimonio artistico-monumentale da tutelare dal traffico. Lei vorrebbe pedonalizzare Firenze?
«Di questo deve parlare il tavolo. Io non faccio l’assessore al traffico».
Viene spesso a Firenze?
«A Firenze e in Toscana. Quattro o cinque volte all’anno».
Parliamo del nuovo auditorium del Maggio, del cantiere dei Grandi Uffizi, loggia Isozaki compresa...
«Per l’auditorium della Musica c’è bisogno di molti soldi ancora, così come per i Grandi Uffizi. La questione della pensilina di Isozaki, poi, è annosa. Quindi abbiate pazienza. Voglio riflettere. Prima di decidere bisogna ascoltare e capire. Firenze sarà una priorità nella mia attività di governo. La legislatura ha poco tempo davanti. Non credo vedrò ultimati gli Uffizi, ma già dare certezza nei finanziamenti sarà tanto. E questo vale anche per l’auditorium del Maggio».
A proposito di Maggio Musicale, le casse della Fondazione e del Festival piangono.
«Mettiamo subito in chiaro una cosa. Sono convinto che nel sistema culturale della lirica ci sia bisogno di un pesante intervento perché sprechi, parassitismi, corporativismi sono quelli che conosciamo dalle cronache dei giornali da anni. E a volte si perde anche la pazienza».
Si riferisce a Firenze?
«No. Vale per la Fenice, come per il Maggio o per la Scala. E’ un sistema cui va messo mano. Non farò in tempo a fare una vera opera risanatrice ma qualcosa bisognerà fare perché le spese sono pazzesche. I finanziamenti pubblici sono indispensabili. Ma c’è bisogno anche dei privati. E per questi ultimi bisogna avere le carte in regola»
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Ha detto di voler coinvolgere di più i privati nei musei. Come?
«Servono procedure più chiare e trasparenti nelle gare. Se da una parte c’è il manager privato, dall’altra devono esserci le sovrintendenze, gli storici dell’arte. E la priorità va assegnata a chi ha scelto di stare dalla parte dello Stato».
Che ne pensa dei project financing per la cultura?
«Ci sto pensando. Ma voglio prima valutare bene».
Il Polo Museale, ma anche la Biblioteca nazionale e l’Opificio delle Pietre dure faticano a tenere aperte tutte le loro sale ogni giorno. Manca il personale e i fondi per pagarlo.
«Per l’Opificio delle pietre dure bisogna davvero fare presto e bene, perchè ci sono capacità professionali di alto artigianato che non possono andare perdute. E’ una emergenza. Mi auguro di poter fare bene e presto».
E per la biblioteca nazionale?
«Gli interim non possono andare all’infinito, questa è una delle malattie dei beni culturali in Italia. O si dirige la Marciana a Venezia o la Nazionale a Firenze. E ci sono le professionalità interne per farlo».
Sulla carenza di personale non si sbilancia.
«Non faccio promesse a vuoto. Devo studiare la situazione. Sono stato spesso polemico con Tremonti, ho già detto che non voglio fare il suo sottosegretario, nel senso che non intendo soccombere ai suoi tagli. Però Tremonti ha le sue ragioni. Sta tenendo a galla la barca della nostra economia in una mare assai tempestoso».
Il sindaco Matteo Renzi è stato più volte protagonista di bracci di ferro con il suo dicastero e con i sovrintendenti, che ne pensa di questo giovane ‘rottamatore’?
«Incontrerò il sindaco al più presto e sono certo che, avendo entrambi a cuore il bene di Firenze, andremo d’accordo. Ho fatto il presidente della Regione per 15 anni e sono portato a stare dalla parte dei sindaci e dei governatori. E’ la mia storia».
Fra meno di un mese c’è l’inaugurazione del Maggio Musicale Fiorentino con l’Aida di Ozpetek, ci sarà?
«Assolutamente sì. Voglio esserci per la prima del Maggio Musicale, il 28 aprile. Spero che le attività del governo me lo permettano. Ci tengo molto».
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