Firenze, 1 aprile 2011 - Il Presidente della Provincia replica ai giovani industriali di Firenze e Prato con una lettera aperta: “Nessun ultimatum, ma una riflessione seria. Partendo da una certezza: il Piano dei rifiuti non si tocca”
 

"I Giovani imprenditori di Prato e di Firenze esprimono a mezzo stampa la volonta di “confrontarsi sulla necessità di sviluppare l’aeroporto”. A questa sollecitazione rispondo positivamente. La Provincia di Firenze è disponibile a confronti, in ogni sede e ogni luogo, sul tema dello sviluppo dello scalo fiorentino. Partendo da una domanda: quale ruolo futuro si immagina per il Vespucci? Noi, ad esempio, siamo convinti della necessità di arrivare a un sistema unico di gestione degli aeroporti toscani, creando una governance unitaria che abbia il suo centro nei due scali di Pisa e Firenze, e che rispetto alle risorse disponibili organizzi al meglio il servizio di collegamento, per non creare doppioni o concorrenze inutili. Puntare sulla specializzazione e non sulla moltiplicazione insomma. Ma prima di ogni discussione sulle frequenze di volo, sul numero dei passeggeri e su altri problemi tecnici, ci sono delle questioni che dovrebbero essere chiare a tutti, e che non sono affatto “baruffe velenose tra amministratori” o “ultimatum o veti da Dieta polacca”.
 

 

C’è un aspetto in particolare da cui occorre partire per avviare ogni discussione seria sullo sviluppo del Vespucci. Un punto chiave sulla cui importanza convergono anche partiti che rivestono ruoli di responsabilità nel governo centrale. Leggo ad esempio che la Lega Nord “reputa che la realizzazione di una pista parallela e la costruzione di un termovalorizzatore all'interno della Piana siano due opere inconciliabili tra loro”. Noi abbiamo sicuramente posizioni meno radicali della Lega, però ci piace ragionare partendo dalle cose sono già state decise e programmate, per arrivare poi ad ipotizzare scenari futuri. Tra i punti che riteniamo assolutamente fermi c’è la collocazione del termovalorizzatore. Al termine di un percorso faticoso, articolato, partecipato e discusso in ogni sede, la Provincia di Firenze approvò, durante la presidenza Renzi, il Piano provinciale dei rifiuti. Per questo fu fatta all’epoca una Vis (Valutazione di impatto sanitario) per testare le condizioni di inserimento del termovalorizzatore in un’area già difficile visto l’estremo sviluppo urbanistico e il reticolo autostradale.

 

L’esito dell’analisi fu la necessità di introdurre un elemento di mitigazione e riqualificazione, ovvero i boschi del Parco della Piana. Sulla legittimità degli espropri per realizzare il parco si è espresso proprio nei giorni scorsi il Tribunale amministrativo. Di questa necessità hanno tenuto conto tutti gli strumenti urbanistici approvati dai comuni negli ultimi anni. E di questo dobbiamo tener conto anche noi oggi, così come ha fatto la Regione Toscana nell’introduzione al Pit. Proprio dall’esame delle carte del Piano di indirizzo territoriale emergono fondamentalmente due ipotesi: la prima prevede un orientamento della pista in senso parallelo rispetto alla A11, e l’altra, del cosiddetto adeguamento in sede, prevede una riorganizzazione dell’attuale tracciato. Naturalmente vi sono i pro e i contro ad ogni soluzione, derivanti dalle opere infrastrutturali connesse (lo spostamento dell’uscita autostradale, il consolidamento del reticolo idraulico oppure l’interramento di una parte dell’A11), dalle traiettorie di decollo e di atterraggio degli aeromobili, dalle conseguenze rispetto alle preesistenti previsioni urbanistiche, dall’impatto sulla stessa popolazione che risiede in prossimità della zona.

 

Per questo ogni valutazione è complicata, lacerante, ma noi siamo chiamati a discutere ed esprimere dei pareri. Quindi non si tratta di “liberum veto” nella Dieta polacca, ma di riflettere seriamente su possibili soluzioni, partendo però da una constatazione: la messa in funzione del termovalorizzatore è una priorità. Non vi sono altre possibilità: non possiamo più pensare di smaltire i nostri rifiuti fuori area: sia per ragioni di compatibilità ambientale (i rifiuti si smaltiscono dove si producono) sia per una più concreta ragione economica (ci costerebbe troppo). Perché una cosa è certa: il Vespucci non correrà mai il rischio di trasformarsi in un aeroporto internazionale come Capodichino, ma Firenze, senza il termovalorizzatore, rischierebbe seriamente di assomigliare a Napoli. Per i rifiuti.