Firenze, 1 marzo 2011 - CE L’ABBIAMO FATTA. La battaglia portata avanti dalla Nazione insieme a tanti fiorentini nelle ultime settimane ha dato i suoi primi frutti: per due mesi decine di famiglie non dovranno pagare la quota sanitaria per mantenere i propri cari, anziani non autosufficienti, in una residenza sanitaria assistita. La comunicazione è arrivata verbalmente dalla Asl 10 che nel primo pomeriggio di ieri ha incontrato una rappresentanza delle persone che, armate di cartelli e foto dei propri cari, stavano manifestando, anche incatenati, in piazza davanti a Santa Maria Nuova sotto la sede della direzione aziendale chiedendo di non pagare più la quota sanitaria per un posto in Rsa.

 

I loro parenti infatti hanno il diritto, per le condizioni di salute riconosciute da un’unità di valutazione multidisciplinare, di stare in una struttura adeguata e di pagare solo la quota sociale, ossia circa metà della retta. L’altra metà dovrebbe essere a carico della Asl, invece i loro nomi si trovano in una lista di attesa ballerina dove i primi posti non si raggiungono mai e giorno dopo giorno invece di scalare la classifica scendono sempre più giù. Ci son decine di fiorentini che pagano ogni mese più di 3.400 euro tra quota sociale e sanitaria, una cifra difficile da sostenere per qualsiasi famiglia normale. Qualcuno ha dovuto mettere addirittura in vendita la casa per garantire le cure ai familiari.

 


La loro incredibile situazione è stata denunciata in questi mesi (con decine e decine di articoli) dalla Nazione che ha raccontato le loro storie, fatto intervenire le istituzioni, fatto emergere le contraddizioni di un complesso sistema di assistenza ai nostri nonni non autosufficienti.

 


Ieri è arrivata la prima vittoria. La direttrice della Società della salute Carolina Cuzzoni e il dirigente della Asl Emanuele Gori (il direttore generale Luigi Marroni era fuori Firenze) hanno annunciato una soluzione provvisoria del problema: gli anziani già inseriti in Rsa ma a totale carico dei propri familiari saranno registrati come ‘ricoveri di sollievo’. In questo modo avranno la quota sanitaria pagata e riceveranno a casa per marzo e aprile solo la fattura relativa alla quota sociale.

 


POI SI VEDRÀ. Non è possibile stabilire quanti ne beneficeranno: dei 300 in lista di attesa, una buona parte (ma nessuno sa quantificarne l’entità) non può permettersi di pagare la retta anche solo per qualche mese e le loro famiglie li mantengono in casa, con grandi sacrifici per garantire loro l’assistenza necessaria.
Il ricovero di sollievo è una vittoria solo temporanea ma già importante per le famiglie, seguite dall’associazione Adina. "Siamo costretti ad accettare – dice la presidente Anna Nocentini, che ha partecipato alla manifestazione insieme ai consiglieri regionali Monica Sgherri e Mauro Romanelli – perché 3.400 euro risparmiati per queste famiglie sono tantissimi". Ma questa soluzione non può bastare.

 


"VOGLIAMO garanzie che i diritti di queste persone saranno garantiti, senza dover indebitare i loro figli e i loro nipoti. Vogliamo anche avere accesso libero alla lista di attesa per verificare il motivo delle oscillazioni. Ci son persone che in pochi mesi sono slittate in basso di oltre 100 posti. Dalla Asl ci hanno risposto che il loro ufficio legale valuterà come risolvere il problema della privacy".
Le famiglie non si fermeranno. Continueranno a manifestare ogni lunedì pomeriggio davanti alla sede della Asl e chiamano a raduno anche chi mantiene i propri anziani in casa.
La prima vittoria è solo una tappa nella battaglia per i diritti degli ospiti delle Rsa.