Firenze, 10 febbraio 2011 - «PER QUANTO mi riguarda, credo di aver adempiuto agli impegni che mi ero preso». Tre righe firmate da Enrico Rossi, presidente della Regione. Che suonano come un atto d’accusa verso chi non l’ha seguito nel piano di comunicazione-informazione sui cantieri dell’Alta velocità a Firenze: ossia il sindaco, Matteo Renzi, e il presidente della provincia, Andrea Barducci. Che avrebbero ricevuto la proposta della Regione, che prevedeva un finanziamento di due milioni di euro da parte delle Ferrovie, in novembre. Ma alla quale non si sarebbero curati di dare alcuna risposta. Nessuna meraviglia, dunque, se la preparazione per il grande tunnel sotto Firenze va avanti (scavo per la «talpa» a Campo di Marte, macchine immense in via Circondaria) e se la gente non viene informata nemmeno sulle deviazioni stradali. Non parliamo poi di eventuali pericoli per l’incolumità delle persone e delle case. E’ una situazione grave, che va oltre lo scontro istituzionale.
Rossi sostiene di aver cercato di gestire un problema che sta per avviluppare Firenze, mentre il sindaco e Barducci si sarebbero defilati. Perchè? Giochi di opportunità politica, magari per poter dire, di fronte a eventuali emergenze, che loro avevano preso le distanze? In serata si viene a sapere che un tavolo tecnico fra Regione, Provincia, comune di Firenze e Ferrovie sarebbe stato messo in piedi rapidamente. Obiettivo? Valutare il piano appunto sotto il profilo tecnico e affidarlo all’Ufficio Nodo del comune, diretto da Giancarlo Mugnai.
Domanda: come mai questo vertice è stato tenuto tanto segreto che nemmeno il presidente Rossi ne sapeva niente? Il problema resta. Non a caso, in Consiglio regionasle ieri c’è stata la caccia all’interrogazione depositata martedì sera da Marco Carraresi (Udc). E non sono mancati contatti con l’ufficio di presidenza per cercare di mettere l’argomento Tav all’ordine del giorno di martedì 15. Intanto si è scatenata la bufera.
 

 

«Grandi impegni, molti garanti e nessuna garanzia», scrive Alberto Magnolfi, capogruppo del Pdl. Che aggiunge: «Siamo di fronte a uno scenario sconfortante. Sorveglianza e informazione ai cittadini non esistono. Eppure lavori di questo impatto, di questa imponenza e di questa durata, da realizzarsi nel cuore vivo di una città come Firenze, impongono un rapporto quotidiano, nel segno della trasparenza. Si è parlato di impegni e protocolli, promessi dal presidente Rossi. Ma di tutto questo non si sa niente. E dire che la Regione, con la consueta sindrome da prima della classe, aveva previsto il ’garante della comunicazione’ che doveva assicurare la partecipazione dei cittadini agli atti di governo del territorio e l’Autorità per la partecipazione. Strutture che costano. E a cosa servono?».
 

 

Durissimo Gianluca Lazzeri, consigliere della Lega Nord, il quale ricorda che venne votato in aula un ordine del giorno sulla rete di informazione per la Tav. E dice: «La Lega disse no. Perchè sapevamo che votando quel documento davamo una cambiale in bianco a Rossi. Che l’ha mandata in protesto, insieme a Renzi e a Barducci. I lavori sono di fatto cominciati ma nulla è stato fatto per tutelare i cittadini. E se succede qualcosa che faranno, telegrammi alle famiglie?». Anche il Comitato contro il sottoattraversamento rinfaccia alle istituzioni il «silenzio assordante sul progetto Tav di Firenze. E chiede a Rossi dove siano finite le promesse di «cantieri di cristallo». Mentre a Renzi chiede di «non vendere Firenze per un piatto di lenticchie».
 

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