Firenze, 4 febbraio 2011 - «LA MORTE è un fatto della vita, esattamente come la nascita. E non vuole pompe». Con queste parole Alessandro Olschki, ‘editore di cultura’, commentò la scomparsa della sorella Marcella, dieci anni fa. Ieri è stato lui a dire addio a questo mondo: dopo una lunga malattia Alessandro Olschki se n’è andato. Serenamente, con la penna in mano e la voglia di continuare il lavoro di una vita, trascorsa in buona parte nell’oasi della sua dimora, nonché casa editrice, nella zona sud di Firenze, dove si era trasferito dall’Oltrarno. Un piccolo paradiso alberato e fiorito: villa Olschki, appunto. Figlio di padre ebreo e madre cattolica (Leo Samuele, suo nonno, era polacco), Alessandro Olschki aveva 86 anni: nel corso della sua lunga e intensa esistenza ha proseguito, come terza generazione, l’impegno della famiglia alla guida della Casa Editrice (a Firenze dal 1897), specializzata in saggistica, scienze umanistiche e sapere universale.

 

FEDELE alla linea editoriale tracciata dalle precedenti generazioni, si è dedicato a stringere ulteriormente i legami dell’attività con le maggiori istituzioni culturali italiane e straniere. Parallelamente alla sua vita di editore, ha avuto modo di coltivare la passione per il mare nei suoi aspetti più ampi, fondando a Firenze il ‘Gruppo ricerche scientifiche e tecniche subacquee’, che ha presieduto per molti anni.

 

Da uomo di cultura e di spessore Alessandro Olschki si è equamente diviso in due. «Ho speso metà della mia vita e del mio impegno nell’attività editoriale e l’altra metà in quella subacquea da quando ero poco più che ventenne, negli anni ’40 — amava raccontare —. A quell’epoca eravamo pochi e l’obiettivo era sempre agonistico; la caccia subacquea. Poi la passione si è trasformata in interesse naturalistico e, nel 1966, insieme ad altri appassionati, ho fondato il Gruppo fiorentino di ricerche scientifiche e tecniche subacquee».

 

Con spedizioni in tutto il mondo: furono fra i primi a esplorare il Mar Rosso, ad esempio, «i primi italiani a immergerci nel continente di ghiaccio, nel mare antartico, 1972 — le sue parole, poco più di un anno fa —. Nella vita ho scritto molto, essendo affetto da ‘graforrea’. Ora, per esempio, ho in mente di scrivere un articolo sul rapporto fra Firenze e il mare, un rapporto strettissimo che nessuna altra città italiana dell’entroterra ha mai avuto». Oltre agli amati nipoti, Alessandro Olschki lascia i figli Costanza e Daniele e la moglie Lydia che hanno scelto di far celebrare - come il loro ‘Buby’ avrebbe voluto - le esequie in forma strettamente privata.