Firenze, 27 gennaio 2011 - «DI QUESTI tempi anche l’incasso di un solo giorno in più o meno fa la differenza, specialmente se si tratta dell’incasso del Primo Maggio». Si riaccende la bagarre sull’apertura delle attività commerciali nel giorno della festa dei lavoratori, con Confcommercio in testa che inizia ad alzare gli scudi contro la legge annunciata dal governatore della Toscana Enrico Rossi.
Daniele Locchi, vicepresidente di Confcommercio Firenze, lancia una provocazione: «Se si tratta di principi e diritti dei lavoratori — afferma — allora non capisco perché un cameriere debba lavorare per le feste comandate e non possa farlo un dipendente di un’attività commerciale che non è pubblico esercizio. E poi va ricordato che la concorrenza non si può misurare con i confini geografici».
 

 

La polemica è innescata, ma stavolta dalla parte dei commercianti fiorentini c’è anche il vicesindaco e assessore alle attività produttive Dario Nardella, promotore del ricorso all’antitrust, deciso a quanto pare a un braccio di ferro contro la Regione.
Il vicesindaco proporrà infatti alla consulta del Commercio dell’Anci regionale di chiedere un parere al Garante della concorrenza per sapere l’effettiva legittimà di un tale provvedimento. Al presidente dell’Antitrust Antonio Catricalà si chiederà di chiarire se la Regione può impedire ai Comuni, attraverso una legge specifica, di autorizzare le aperture dei negozi in occasione del Primo maggio e di altre feste comandate. «Formulerò questa proposta durante l’incontro della consulta che si terrà la prossima settimana — ha spiegato Dario Nardella — e in quella sede verificherò se i sindaci sono concordi con noi nel prendere questa iniziativa».
 

 

Secondo Nardella quello dell’Antitrust «sarebbe un parere utile non solo a noi, ma anche alla Regione, che è l’ente che deve legiferare: credo sia un interesse comune quello di sapere se siamo in grado di avere una legge che sta in piedi, anziché una legge che incontri il rischio, dal giorno successivo alla sua entrata in vigore, di essere impugnata e resa inefficace».
 

 

Con questo intervento a gamba tesa del governatore della Toscana, salta così l’accordo siglato al tavolo della concertazione fra Palazzo Vecchio e le categorie economiche, durato più di tre mesi e finito salomonicamente senza vinti o vincitori. Nella sostanza l’amministrazione comunale aveva deciso, rispetto al Primo Maggio, di concedere la facoltà di tenere aperto a tutti i commercianti del centro storico. E ciò sulla base del fatto che Firenze è senza dubbio una città a forte attrazione turistica.Gli incassi dell’anno scorso in quel giorno di festa avevano convinto ancora di più i commercianti sull’utilità della deroga ed era stata la prima richiesta portata al tavolo della trattativa con l’amministrazione comunale.