Firenze, 16 dicembre 2010 – La discriminazione nei confronti del "diverso" nella società attuale è molto diffusa. Lo pensano i giovani che hanno partecipato all’indagine "Minori, mass media e diversità" realizzata dal Centro Studi Minori e Media su un campione di 1214 studenti di 19 scuole medie superiori di 13 città in 9 regioni italiane e presentata oggi a Firenze in un convegno svoltosi presso la Regione Toscana .

In apertura ha portato il saluto della Regione Toscana il consigliere regionale Gianfranco Venturi che, nel ricordare l’anniversario dell’unità d’Italia, ha affermato che è necessario creare l' unità nel Paese fatta di diversità solidale. Ma gli stessi studenti intervistati dichiarano, quasi per la metà, di provare sentimenti discriminatori nei confronti delle persone diverse da sé ed il 90% del campione ha amici che non nascondono atteggiamenti discriminatori nei confronti degli immigrati e delle persone senza fissa dimora.

Non solo. Sebbene sia opinione diffusa che i giovani siano meno discriminanti degli adulti, dalla ricerca è emerso, invece, che circa il 9% è più discriminante dei propri genitori e nonni. Solo il 26 % è meno discriminante, mentre la maggior parte (66%) riflette la posizione famigliare . “E’ evidente – ha affermato la presidente del Centro Studi Laura Sturlese, commentando i risultati della ricerca – che la scuola, con un efficace insegnamento dell’educazione civica , incentrata sui valori fondanti della Costituzione, e elevata al rango di materia obbligatoria e di pari dignità, e le scuole e facoltà di giornalismo, e un’opportuna sensibilizzazione dei media potranno porre rimedio a questo quadro desolante “.

“I giovani oggi? Digitali nativi, aperti al mondo, a nuove tecnologie e forme di comunicazione – afferma Isabella Poli, direttore del Centro Studi Minori e Media - ma spesso diffidenti e discriminanti nei confronti di chi è accanto, se “diverso”. Il diverso fa paura ed allora, se per gli adulti c’è la tentazione di rinchiudersi nel privato, per i giovani il rifugio è il branco dove non ci si deve confrontare con l’altro, il diverso”. Contradditori, come spesso sono i giovani, non hanno pregiudizi per i compagni di scuola disabili o per gli atleti stranieri nello sport, ma invece li hanno per gli immigrati e, fra questi, soprattutto per asiatici, musulmani e rom che risultano loro particolarmente antipatici .

E di contraddizioni della società stessa ha parlato anche il prof. Franco Cambi dell’Università di Firenze che tuttavia ha individuato nelle risposte dei ragazzi un trend di sviluppo verso un atteggiamento meno discriminante rispetto alle generazioni più anziane. “ Dobbiamo passare – ha affermato Cambi - dalla multiculturalità all’intercultura come spazio di incontro delle diversità.Netto, invece, il giudizio degli studenti intervistati sui soggetti più influenti nella lotta alla discriminazione ed alla xenofobia. Ai primi posti non risultano né le istituzioni, che hanno il compito di regolamentare e promuovere la piena attuazione delle norme, né le principali agenzie educative quali famiglia e scuola, alle quali compete l’educazione all’accoglienza ed alla non discriminazione, bensì le associazioni di volontariato, la Chiesa ed i mass media, seguiti a distanza da famiglia e scuola, e, all’ultimo posto, dal Governo.

“Dati sconcertanti – ha affermato Chiara Dino, redattore del Corriere Fiorentino – che rivelano la responsabilità stessa dei media sulla quale tutti noi giornalisti dobbiamo riflettere”. La Dino ha anche invitato gli studenti a dialogare, attraverso strumenti ai giovani congeniali come i social network e siti web , con gli operatori della comunicazione.

Il rapporto dei giovani con i media è più forte di quanto essi stessi non credano. Sebbene solo 1 su 4 dichiari di aver formato la sua opinione sulla diversità attraverso i media, le risposte ad altre domande rivelano l’ incidenza nei loro giudizi dei messaggi, e talvolta degli stereotipi, che caratterizzano la comunicazione oggi. Così iI 59% del campione ritiene che l’ingresso degli stranieri favorisca la criminalità, il 45% crede che gli zingari (rom e sinti) siano tutti ladri ed il 36% ritiene che la religione islamica costituisca una minaccia per l’Occidente. Però, allo stesso tempo, l’80% pensa anche che gli stranieri facciano lavori che gli italiani non vogliono fare.

E’ seguito quindi il dibattito nel quale sono intervenuti, fra gli altri, docenti e studenti di scuole che hanno partecipato alla ricerca.