Firenze, 24 novembre 2010 - "Fermati, non fare un passo,girati piano e dai qua la valigetta". M.Z., sulla sessantina, rappresentante di gioielli del Vicentino — che insieme ad Arezzo rappresenta il polo orafo per eccellenza nel nostro Paese — si è fermato sul marciapiede di Borgo Santa Croce, ha alzato le braccia, non troppo però, tenendo nelle mani altrettante valigette.

 

Ed è allora che ha visto due uomini, fermi in sella ad una moto scura, 'protetti' naturalmente dai caschi. Non sono neppure scesi dalla moto, quei due. E uno gli ha puntato contro una pistola, il rappresentante non ha potuto o saputo dire se si trattasse di arma vera. Probabile. E’ ricorrente nelle rapine ai portavalori che a loro volta girano armati durante i viaggi di lavoro. Come quello originario dell’Aretino che in zona Gavinana, il 14 ottobre, reagì alla rapina, scese dalla macchina e sparò con la sua pistola sei-sette colpi, a vuoto per puro miracolo. Anche quella volta a colpire furono due in moto.

 

M.Z. dunque è fermo sul marciapiede, allunga con cautela un braccio verso i rapinatori in moto e gli consegna una valigetta. I banditisgassano e filano via. Forse qualcosa li costringe a battere anzitempo in ritirata. La fase culminante del colpo è durata pochi istanti. Più lunga semmai la fase preparatoria dell’agguato, gli appostamenti dei banditi e di eventuali loro staffette per seguire, passo passo, gli spostamenti dell’obbiettivo.

 

Borgo Santa Croce, pieno centro, è tra via de’ Benci e via Magliabechi. E’ qui che il rappresentante orafo ha parcheggiato la macchina, qualche ora prima dell’ora di pranzo. Ha poi fatto il solito ’tour’ di negozi, è passato anche da Corso Tintori. E’ appena uscito dall’ultima gioielleria oreficeria e si incammina per tornare a riprendere la macchina. Ed è qui, dopo l’ultima tappa del tour di lavoro, in questo breve tragitto che i due motociclisti rompono gli indugi e attaccano. Il momento è propizio e quello è il punto migliore.

 

La valigetta rapinata contiene gioielli e preziosi in oro e pietre per un valore stimato in maniera approssimativa in 150-200mila euro. Il colpo, forse parziale, è comuque discreto. Quando ha capito che il peggio è andato, e riesce a spezzare il fiato, M.Z. richiama l’attenzione di alcuni passanti. Altri devono aver visto qualche spezzone della scena, e danno l’allarme. I primi a intervenire sono gli agenti delle volanti, che piombano in zona, destreggiandosi per le vie del centro alla ricerca di qualche testimone ulteriore.

 

Ma i banditi hanno già un bel vantaggio, sono riusciti ad allontanarsi rapidamente dal punto dell’agguato e a far perdere le tracce. Il rappresentante sta abbastanza bene, non è stato picchiato, solo un lieve stato di agitazione, più che comprensibile. Però ha mantenuto la calma, ha evitato reazioni scomposte. Pistola vera o no comunque quelli che lo hanno fronteggiato erano in due.

 

Indaga la squadra Mobile del dirigente Filippo Ferri e in particolare gli agenti dell’antirapina guidati dal vicequestore aggiunto Alessandro Ausenda. Pochi, scarni gli elementi su cui insistere, orientare gli accertamenti, giusto qualche accenno al modo di parlare dei banditi.