Firenze, 23 novembre 2010 - Uomini dello stato hanno taciuto cose che sapevano, ostacolando così le indagini sulle stragi di mafia degli anni Novanta. Lo sostiene l'associazione dei familiari delle vittime di via dei Georgofili che questa mattina ha distribuito una nota ai giornalisti davanti all'aula bunker del tribunale di Firenze, pochi minuti prima dell'avvio del processo a Francesco Tagliavia, imputato per le bombe del 1993 nella capitale toscana.

 

"Siamo certi che all'allora pm Gabriele Chelazzi e i suoi colleghi siano stati posti dei limiti, nel non dire tutto quello che uomini dello Stato sapevano", si legge nella nota. "Non troviamo un altro sinonimo alla parola 'trattativa tra mafia e Stato' per le vicende che ci riguardano, quale causa dei nostri morti e dei nostri feriti", scrive ancora l'associazione. "Da sempre sappiamo bene che quelle stragi vennero fatte per spingere lo stato ad abolire il 41 bis. Alla luce di ciò che si sta scoprendo in questi giorni, la nostra domanda è sempre più pressante. Se il 15 maggio 1993 a ben 140 mafiosi fu tolto il regime di 41 bis, perchè la strage di via dei Gerogofili fu fatta lo stesso? Questo implica che sul piatto della bilancia non c'era solo il papello di Riina con il 41 bis e gli altri 11 punti, ma forse altro? E cosa?", si chiede l'associazione tra i familiari delle vittime dei Georgofili, aggiungendo che è "ignobile" che determinate cose "siano state tenute nascoste a noi, ma ancora più grave è quanto è stato tenuto nascosto alla magistratura".

 

"Le reticenze di questi giorni, i 'non ricordo' davanti alla richiesta di conferma dei 140 mafiosi passati da carcere duro a carcere normale il 15 maggio 1993 ci danno ampiamente ragione e ci rimepiono di amarezza", concludono i familiari delle vittime, facendo riferimento alle dichiarazioni rese nei giorni scorsi dall'ex minstro Giovanni Conso.