Firenze, 1 ottobre 2010 - Il primo “angelo del bello”, a Firenze, è arrivato 15 anni fa. E senza l’appello delle istituzioni ha deciso di “adottare” il sottopassaggio delle Cure, allontanando i drogati che lo frequentavano e ripulendolo da siringhe, bottiglie rotte e immondizia di ogni genere.

 

Giorno dopo giorno, Salvatore Orlando, 58 anni, palermitano di origine, è riuscito nel suo piccolo miracolo: trasformare quel sottopasso da luogo degradato e pericoloso in un “crocevia di sorrisi”. Di più. Cinque anni fa sua madre è morta e ha lasciato mille euro ad ogni figlio: Salvatore ha deciso di usare quegli unici risparmi per comprare dell’intonaco e ripulire le pareti scrostate del sottopasso. I residenti delle Cure, dopo l’iniziale diffidenza, si sono affezionati a quest’ometto di statura minuta ma infaticabile, che trascorre le giornate tirando a lucido le piastrelle e i lucernai che danno sul cavalcavia, fino a quando l’odore di detersivo e lavanda inonda il sottopassaggio e le rampe d’accesso.

 

Solo allora Salvatore si siede soddisfatto sul suo sgabello, a suonare l’armonica. E i passanti gli lasciano un’offerta, che lui corre a “reinvestire” in detersivi, scope e stracci. "La mia non è una mania - spiega - ma un’esigenza. E’ difficile tenere pulito, basta allontanarsi per un po’ e il vento fa entrare la sporcizia. Una volta anche i passanti buttavano carte a terra, ora sanno che li rimprovero e non ci provano più". Salvatore ha un figlio che lavora come pasticcere a Bagno a Ripoli e un nipotino di 20 mesi che vede raramente. "Non posso andare così lontano, altrimenti chi ci pensa qui?".

 

Ma perché questa “passione” per le pulizie e il sottopasso? "La prima volta che sono entrato, 15 anni fa, avevo divorziato da poco ed ero molto triste, ho iniziato a suonare la mia inseparabile armonica e mi sono reso conto che c’era un’acustica formidabile, in compenso l’ingegnere aveva sbagliato tutte le pendenze. Lo so bene perché ho lavorato come mastro muratore e fabbro. Quando piove qui si allaga tutto e c’è persino il rischio che i lucernai sulla strada crollino perché non ci sono fenditure per far defluire l’acqua. Dopo la prima volta ho iniziato a venire sempre più spesso, questo luogo mi piace, mi fa sentire utile, la gratitudine dei passanti è il miglior riconoscimento per il mio lavoro. Quando facevo il muratore non avevo l’affetto della gente, qua sì".

 

E i soldi? "Non ne ho bisogno, tutto quello che possiedo ce l’ho addosso: un maglione e un paio di jeans. Per mangiare basta un panino al giorno e lo rimedio sempre". Salvatore non vuole essere considerato un senzatetto "dormo da alcuni amici studenti che abitano in zona, mio figlio abita troppo lontano e non posso andare fin lì altrimenti il sottopasso diventa nuovamente terra di vandali e malintenzionati".

 

Salvatore è stato picchiato più volte da ubriachi e vagabondi che aveva tentato di allontanare dal sottopasso perché sporcavano e disturbavano. Quando alcuni anni fa sono stati realizzati i graffiti, a spese del Comune, Salvatore è stato ricoverato perché aveva respirato troppo a lungo l’odore delle vernici. Oggi ha anche problemi alla vista e all’udito, perché passa troppe ore nel sottopasso, con la luce artificiale e il rumore dei treni che sfrecciano sul cavalcavia.

 

Per questo alcuni residenti hanno lanciato un appello per concedere una pensione sociale al loro “Angelo del sottopasso”. "Se non ci fosse Salvatore, qui ci sarebbe da aver paura anche di giorno - dice Adriana, che abita alle Cure alte - Io me lo ricordo come era 15 anni fa: preferivamo fare il giro largo sul cavalcavia per non passare di qui. Questo era il regno dei drogati, Salvatore ha riconquistato il sottopasso per noi. Credo che ora il Comune debba fare qualcosa per lui".