Firenze, 17 agosto 2010 - Il nostro viaggio nei 'cento luoghi della rinascita di Firenze', come li ha battezzati Matteo Renzi, comincia da via Taddeo Alderotti. Esattamente dove, voltando le spalle al Poggetto, lo sguardo si posa su un’enorme costruzione abbandonata. Per intendersi, la parete è quella dove per anni hanno troneggiato scritte contro Graziano Cioni. Ma non è di quelle, nè del vecchio 'sceriffo' che vogliamo parlare: ci interessa ciò che c’è dietro a quel muro scrostato.

 

Ossia il Meccanotessile, l’antica sede della Galileo, un gigante di quasi 30 mila metri quadrati (esattamente 27.500) addormentato dalla prima metà degli anni Sessanta, ossia da quando la Montedison, allora proprietaria delle gloriose Officine, decise di trasferirle laggiù, fra Calenzano e Campi Bisenzio, dove il boom faceva sognare anche per Firenze uno sviluppo industriale poi frenato da spazi limitati e da volontà politica ancor più ristretta.

 

Dopo essere stata la fabbrica delle grandi commesse per la Marina militare nel periodo fra le due guerre mondiali (nel ’43, alla vigilia della disfatta, ci lavoravano 4.688 operai), il Meccanotessile è stato, e continua a essere, un contenitore d’erbacce, rifiuti, progetti sempre abortiti. Ora è una scommessa, o meglio: un sogno dell’amministrazione comunale. Soprattutto del sindaco. Che disse: "Lo vendo". Lasciando di stucco lo stesso gruppo consiliare del Pd. Più possibilista dopo la precisazione di Renzi: "Lo vendo, ma costringerò chi lo compra a fare quello che vogliamo noi". Sarà per questo che l’assessore Rosa Maria Di Giorgi ne parla proprio come di un sogno: cioè senza guardare bozze o disegni e con gli occhi semichiusi. Un 'sogno' che ha avuto il via libera di massima della giunta e che il 28 settembre sarà discusso con la gente di Rifredi. Lei 'vede' quel gigante improvvisamente risvegliato: luccicante e brulicante di gente.

 

Con l’edificio A trasformato in un grande centro multimediale (musica, cinema, teatro) per giovani e bambini; asilo nido; fitness; negozi di vicinato (per inciso: niente iper o supermercati). E ancora: parcheggio per 300 automobili. E nell’edificio B, meno pregiato, alcune decine di appartamenti. Il modello? L’ex Murate. I soldi? Ecco la scommessa: quelli di un colosso privato disposto a spendere 20-30 milioni per comprare da Palazzo Vecchio mura diroccate e terreno e, soprattutto, a metterci sopra altri 150 milioni di euro per costruire e ristrutturare secondo le indicazioni comunali.

 

Ma chi può essere un colosso così ricco e generoso? "Mi piacerebbe fosse la Sony, o la Walt Disney", continua la Rosa Maria Di Giorgi, sempre con gli occhi semichiusi. Li riapre di fronte a due osservazioni del cronista. La prima: per far questo ci vuole una variante al piano regolatore e la storia ci insegna che le 'varianti', a Firenze, sono complicatissime, a cominciare dalla più famosa e tormentata, quella di Fiat-Fondiaria, Novoli e Castello, bocciata da Occhetto nel 1989 e andata avanti, divisa, a spizzichi, bocconi e inchieste giudiziarie. La seconda: premesso che Sony e Walt Disney sono solo esempi, quindi nomi frutto del 'sogno', chi potrebbe essere realmente l’imprenditore disposto a investire 180-200 milioni di euro sul Meccanotessile, facendo quello che vuole il Comune, ossia un grande spazio, verde, funzionale, utile soprattutto al quartiere di Rifredi? Finora l’unico pronto a investire centinaia di milioni a Firenze è Diego Della Valle con la sua Cittadella viola. Ma questa è un’altra storia.

 

Per il Meccanotessile, appena due anni fa, l’allora assessore con delega alla cultura, Eugenio Giani, ipotizzava, non irrealisticamente, la Casa del Cinema proprio lì, nel cuore di Rifredi. Sosteneva che non sarebbero stati snaturati troppo i luoghi dell’antica Galileo. Ma oggi per la Casa del cinema si punta, più o meno provvisoriamente, sul vecchio Odeon. Così, riaprendo gli occhi per rispondere al cronista impertinente, che puntualizza perfino sui sogni, la Di Giorgi risponde: "Alla variante per il Meccanotessile, la giunta ci crede. E ci scommette, dopo che la Regione, dieci giorni fa, ha dirottato sulla Pergola i 4 milioni e mezzo di fondi Fio destinati, una quindicina d’anni fa, a progetti culturali per il Meccanotessile. Ora abbiamo le mani libere...". La interrompiano: "Ci vorranno tempi biblici". Risposta di getto: "Faremo tutto in sei mesi. Eppoi saremo pronti a ricevere offerte di chi vuole investire a Firenze... Ho detto Sony per assonanza con sogni. Ma se fosse realtà?".

 

Lei richiude gli occhi. Noi li teniamo aperti. Perchè il viaggio nei «100 luoghi» sarà ricco di sorprese.
 

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(1-continua)