Firenze, 24 giugno 2010 - SAN SALVI non sa di che morte morirà. Magari risorgerà pure, come dice Palazzo Vecchio, ma i cittadini, per ora, ci credono poco. “Non abbassiamo la guardia” hanno gridato, compatti, l’altra sera all’incontro organizzato al circolo dell’Andrea del Sarto, cuore pulsante di questo rione che alla fine, per chi sta qui, è una piccola città. Al centro del dibattito ovviamente il futuro del parco, terzo polmone verde fiorentino, noto sopratutto per aver ospitato dalla fine dell’ottocento il manicomio cittadino. Il Comune, da qualche anno, ha in mente un progetto per riqualificare l’area che in parte però resta in fase di definizione. Il piano tuttavia c’è già: uffici, servizi, appartamenti, parcheggi. I residenti, comitati in testa («Si salvi chi può» ed altri), vogliono invece spazi verdi a disposizione di tutti. 

 

Al momento l’unica certezza è il Piano urbanistico esecutivo del 2007 che prevede una quota di appartamenti.
Quindi?
Quindi non si intendono. «Questa zona può avere due funzioni: o quella sociale, di aggregazione e incontro, o quella di presidio sanitario con strutture per i cittadini. Con il nuovo progetto, in un colpo solo, San Salvi le perderebbe tutte e due e sarebbe l’ennesimo caso in cui si privatizza per fare cassa» dice secco lo studioso Francesco Re. Ma il grido «no alla lottizzazione» è un leit motiv trasversale nel quartiere. L’area è enorme. Dentro ci sono 24 palazzine sanitarie, divise in sette complessi. E anche la scuola elementare Andrea del Sarto, con un grande giardino. Ma qual è il punto che non va giù ai comitati? E’ presto detto. Il Comune sembrerebbe intenzionato ad approvare le varianti urbanistiche necessarie a trasformare in zona residenziale il complesso di strutture di proprietà dell’Asl e «praticamente salterebbero fuori centinaia di appartamenti in quello che finora è stato un parco pubblico» ringhia il consigliere comunale del Gruppo Spini per Firenze, Tommaso Grassi. Che aggiunge: «Ci batteremo perché quelle varianti non vengano approvate». Con lui (oltre a Mauro Romanelli e Duccio Braccaloni dei Verdi) c’è Costanza Geddes da Filicaia, portavoce del movimento laburista: «Quest’area – dice netta - deve essere di utilizzo pubblico».

 

Lo snodo è il piano strutturale, attualmente ancora in fase embrionale, che prenderà forma nei prossimi mesi. All’interno dello stesso potrebbero essere tracciate le linee guida per disegnare la San Salvi del futuro. E’ lì che il fronte del no vuole mettere bocca. E ci proverà con tutte le sue forze già dal prossimo incontro, ai primi di luglio, con i cittadini. Sulla questione interviene infine anche Claudio Ascoli, fondatore della compagnia teatrale Chille de la Balanza che da anni è il motore artistico dell’area: «Bisogna tenere conto dell’aspetto unitario di questo luogo che ha una sua unità architettonica, visiva, spaziale. – dice Ascoli - Il rischio più grande di questi progetti è la frammentazione di un luogo e la perdita della memoria. L’innovazione serve, ne siamo certi, ma dobbiamo coinvolgere tutti per valorizzare lo spazio senza dimenticare il passato. Per questo, nel nostro piccolo, stiamo mettendo in piedi una fondazione dedicata a San Salvi».