Firenze, 9 aprile 2010 - Alle 16.53 vola in Arno pure una bottiglia di birra. E’ l’ultima fotografia di un Oltrarno preso a pugni da qualche turista incivile e dai soliti balordi assortiti; l’ultimo scatto di un rione, paralizzato dai guai, che naviga a vista e quasi non si arrabbia più. Il Ponte Santa Trinita è la sintesi esatta di quel che non va. Il suo profilo, più noto al mondo di certo di quello del ponte all’Indiano, ora sembra la parete di una stazione di periferia bersagliata da writers e da studentelli in gita.

Murales, scritte volgari, pure decine di fogli appiccicati con la colla sulla pietra antica. Il marmo sotto le quattro statue allegoriche gronda spray secco da mesi. Nessuno interviene. Così, il ponte che Spadolini descrisse come uno dei più belli d’Italia, si presenta ai visitatori come una lavagna scarabocchiata. Possibile? Sì. In cima ai piloni, dopo il tramonto scattano i bivacchi, aperitivi anarchici che nessuno proibisce. Le tracce sono evidenti: cocci di bottiglie, bicchieri di plastica, resti di cibo, perfino pozze di urina.

«Controlli? Mah, prima passavano i vigilini, ora non vedo più nessuno» stringe le spalle Roberta Bellini che lavora in un Caffè di via Maggio. «Se si affaccia qualcuno è solo per fare le multe». E’ un po’ la stessa impressione di Giovanni Morganti, commerciante di piazza Santo Spirito, per il quale «i controlli sono molto rari». Dice Morganti, «in Oltrarno da 22 anni», che «i muri sono tutti sporchi e ci sono cartoni di vino ovunque». Tra poco sarà estate e in attesa delle «grandi manovre» della fetta di movida storicamente più turbolenta del centro, l’Oltrarno si lecca le ferite dell’inverno.

In via Coverelli l’urina ristagna, in via Santo Spirito non c’è una pietra del selciato in posizione normale, in via Toscanella la sfida è trovare mezzo metro di muro bianco. «Qui fanno la pipì in strada anche di giorno. Senza problemi. Mezz’ora fa un tizio me l’ha fatta a un metro dal portone del negozio» dice rassegnata Carla Viti, negoziante. Per Ismail Zhabjaku, che gestisce alcuni locali della zona, «i problemi veri arrivano invece di notte». Cosa serve? «Più vigilanza, non basta controllare solo le macchine in doppia fila».

Ivan Bardi è un artigiano che in Oltrarno c’è nato e cresciuto. La sua è una voce fuori dal coro: «Problemi? Ma non scherziamo, questo è un quartiere tranquillissimo. Sono stanco di sentire parlar male degli extracomunitari. Perché non proviamo piuttosto a integrarli? A volte temo più la gente in giacca e cravatta che ragiona in un certo modo…». Santo Spirito in fondo non fa paura, non mette i brividi come Santa Maria Novella di notte o come Santa Croce quando, talvolta, esplode l’adrenalina degli studenti fradici di birra. Però è un rione sciatto, nevrotico , disordinato. «Ma piazza della Passera è una piccola isola felice» dice con un sorriso Marco Fanti, barista. Meglio così, ma sono solo pochi metri quadri.