Firenze, 30 gennaio 2010 - Magia bianca, magia nera. Incensi, bamboline per fatture, amuleti, denti di leone, pentacoli, talismani, ciocche di capelli, foto di persone finite lì chissa come, segni astrologici, una statuetta di terracotta con cinque figurine e moccolo di candela rossa al centro impegnate in quella che sembra una seduta spiritica. E ancora: riti e formule esoteriche misti a richiami e a riferimenti cristiani e della new age. Invocazioni al sole e alla luna. E’ parte dell’«armamentario» prelevato dagli agenti della Guardia di Finanza del capitano Emiliana Roselli, del Gruppo di Firenze, sequestrati nello studio di Francesco Verdino, 65 anni, siciliano, noto «Manolito» o «Manuelito», professione mago («del Messico»), pranoterapista e parapsicologo, denunciato da un suo cliente e, successivamente, dalle Fiamme Gialle (coordinate dal sostituto procuratore Andrea Barlucchi) per il reato di truffa, aggravata dall’«aver ingenerato nella persona offesa il timore di un pericolo immaginario». Denunciata anche una collaboratrice di Verdino.

L’uomo che si è affidato al mago ha speso una somma ragguardevole, 26.500 euro, versati in più tranche, anche 5000 euro per volta, purtroppo per lui senza ricevere beneficio alcuno. E, anzi, rimettendoci la moglie, del tutto ignara pare di questi «rituali». La donna ha poi deciso di lasciare il marito. Che se non è finito sul lastrico, poco ci manca. Di sicuro, secondo gli investigatori, il contrasto amoroso, le difficoltà sentimentali, hanno provocato nell’uomo un forte stato di stress e di depressione che hanno aumentato il rapporto di dipendenza dal mago, fino a determinare un rapporto di grande suggestione e di soggiogamento.
 

Eppure Verdino avrebbe promesso al cliente, un impiegato fiorentino 45-50enne, di poter risolvere i suoi seri problemi coniugali; un rapporto d’amore su cui gravava — questa la «diagnosi» del mago — una fattura «molto forte». Addirittura una fattura «a morte». Tanto che i primi riti si erano rivelati inefficaci. «Ci vogliono energie maggiori», sosteneva Verdino. E allora sotto con la proposta di più riti, rinforzati, elaborati e «celebrati» da più maghi: tre di origine sudamericana (Cile, Colombia) e due donne originarie della Lucania. Fino a un certo punto la fiducia dell’impiegato non è venuta meno. E del resto Verdino — così ha spiegato alle Fiamme il presunto truffato — forniva ampie rassicurazioni sulla positiva ricomposizione della crisi coniugale.
 

I riti venivano celebrati per lo più in un piazzale non distante da via Petraia e da Villa «La Petraia», zona collinare di Castello. Altri rituali magici venivano realizzati al chiuso, presente una assistente del mago. E durante la seduta la donna cadeva in trance. Così per quattro o cinque mesi. Ma il sortilegio non accennava a spezzarsi. Deluso, col cuore affranto, ma anche «provato e arrabbiato» (così è stato descritto dagli investigatori) e soprattutto risvegliato dalbrutto ’incantesimo’, l’uomo ha deciso di rivolgersi alla Guardia di Finanza, che adesso pare intenzionata ad avviare una serie di accertamenti patrimoniali.
 

Manuelito è personaggio già conosciuto alle cronache. Per via di alcuni «pregiudizi di polizia» tra cui la circonvenzione d’incapace e reati contro il patrimonio e la persona, ma soprattutto per il suo coinvolgimento, come persona informata dei fatti, nelle indagini sul mostro, o i mostri, di Firenze. Quello che fu ribattezzato il ’medium dei misteri’ fu ascoltato per cinque ore verso la fine di febbraio del 1996 dall’allora capo della Mobile Michele Giuttari nell’ambito dell’inchiesta sui presunti mandanti dei delitti. «Manuelito», abitazione in centro, e studio nei dintorni di piazza San Marco avrebbe avuto rapporti di conoscenza con un altro mago, Salvatore Indovino, a sua volta lambito dall’inchiesta per le dichiarazioni di alcuni testimoni.