Firenze, 23 novembre 2009 - «L’incendio del portone? Frutto del clima che ogni giorno si vive dentro all’area ex manicomiale di San Salvi». Scuote la testa don Silvano Seghi quando ripensa all’incendio che sabato mattina ha devastato il portone della chiesa di San Giovanni Battista a San Salvi.

 

«Sono parroco di San Michele a San Salvi e amministratore parrocchiale di San Giovanni Battista ormai da una decina d’anni anni, quindi conosco bene la zona. Quella di San Salvi è un’area che durante i giorni feriali ospita circa 2mila persone ma che diventa completamente abbandonata a se stessa dopo le 20. Una situazione che si ripete anche la domenica e nei giorni festivi, come abbiamo potuto constatare personalmente ieri pomeriggio nel corso di un lungo giro a piedi all’interno dell’area ex manicomiale. Pochissime le persone, nonostante la giornata relativamente bella. Qualche ragazzo in bicicletta, uno sparuto gruppo di anziani, poche ragazze (tutte rigorosamente con cane al seguito). E non appena calano le tenebre il deserto».

 

«Non conosco personalmente tutte le persone che hanno accesso all’area la notte — prosegue don Seghi — . Quel che è certo è che sono tutti abusivi, tutte persone che lì non dovrebbero starci. C’è chi parla di anarchici, chi di persone provenienti dai centri sociali. Di sicuro di notte San Salvi è una specie di Bronx. L’incendio del portone della chiesa di San Giovanni Battista va inserito in questo contesto».

 

Non è la prima volta che qualcuno tenta di entrare dentro San Giovanni Battista. Le altre volte i ladri si erano limitati a penetrare nella sagrestia o nel magazzino dove vengono tenuti oggetti e suppellettili. Nel corso degli anni sono stati sottratti tappeti, statue del presepe, addirittura degli incensieri. In chiesa, però, non erano mai riusciti a entrare. Lo stesso deve essere successo anche l’altra notte: hanno provato a forzare una finestra per entrare dentro la chiesa, ma non essendoci riusciti hanno pensato bene di dar fuoco al portone. Un’escalation che non può non preoccuparmi. L’impressione che ho avuto è che l’incendio sia stato messo in atto da persone che conoscono bene l’area di San Salvi e che hanno così potuto agire indisturbati».

 

Un atto dimostrativo contro la Chiesa? Don Silvano Seghi non ne è così convinto. «Certo il clima che si è venuto a creare in questi mesi intorno alla Chiesa non è dei migliori: dalla questione crocifisso a don Santoro sono tanti gli attriti sia a livello nazionale che locale. Ma di qui a ipotizzare che l’incendio del portone di San Giovanni Battista sia un atto contro la Chiesa ce ne corre. Anche perché, se avessero voluto colpire la Chiesa fiorentina come istituzione, i responsabili avrebbero potuto trovare edifici molto più significativi di questo».

 

Sulla questione San Salvi ieri è intervenuto anche il presidente del Gruppo consiliare della Lega Nord alla Provincia di Firenze Marco Cordone. «Sono preoccupato — ha spiegato — del momento attuale che stiamo vivendo. Negli ultimi giorni sono stati molti gli episodi contro le chiese. Tutto questo conferma che le istituzioni non devono abbassare la guardia».