Forteto, nella coop condannati e accusatori: sguardi e silenzi gomito a gomito

Com'è difficile la convivenza dopo la sentenza di condanna di Fiesoli

Al lavoro al Forteto (foto Germogli)

Al lavoro al Forteto (foto Germogli)

Firenze, 23 giugno 2015 - Non dev’essere per nulla facile lavorare fianco a fianco. Accusati e accusatori. Anzi, condannati e accusatori-vittime. Al Forteto accade anche questo. Un altro dei paradossi di una vicenda incredibile dove la storia di un’azienda di successo, che fu quotata in borsa e di una comunità indicata come modello a livello regionale è stata sostituita dagli orrori e dalle violenze che prima il coraggio delle vittime, poi un’inchiesta giudiziaria parimenti coraggiosa hanno portato alla luce e ameno in parte sanzionato. Così in questa azienda, in questa cooperativa agricola che da decenni sforna ottimi formaggi e altri prodotti agricoli apprezzati, ora il clima è pesantissimo. E lo è da un paio d’anni, da quando cioè è venuto alla luce il lato oscuro della comunità guidata da Fiesoli.

Anche adesso sono una decina i soci lavoratori che hanno avuto la forza di denunciare, e che sono rimasti in cooperativa. Tre o quattro hanno preferito andarsene, ma alcuni sono rimasti. Anche se, dice chi li frequenta, «si stanno facendo un fegato grosso così». Gli sguardi, i silenzi, ora dicono tutto. All’inizio fu anche peggio, quando furono apostrofati dai fedeli di Fiesoli come «traditori», trasferiti a mansioni lavorative peggiori: la responsabile di negozio da un giorno all’altro si ritrovò a pulire i gabinetti. Se ne lamentò col presidente, che le rispose, laconico, «c’è da fare anche questo». E un’altra fu messa a lavare in una giornata di inverno con la temperatura sottozero, le griglie dove si mettono ad asciugare i formaggi, e chi passava le sussurrava, «te lo meriti…».

Oggi i soci di «minoranza» hanno imparato a rapportarsi tramite gli avvocati, e le risposte, dal gruppo dirigente o non arrivano o arrivano dopo molto tempo. «Ci considerano ancora traditori…» Il neo-presidente della cooperativa «Il Forteto» è consapevole della situazione difficile, e conosce bene quanto sia tesa la convivenza. «Non devono convivere – dice però deciso Ferdinando Palanti -, ma lavorare insieme. E dobbiamo farlo nel miglior modo possibile. Per questo abbiamo fatto un nuovo organigramma, con una diversa organizzazione. Mi auguro che tutti lavorino con buona lena, senza mettere in mezzo problemi che attengono alla sfera personale, e che nel lavoro non devono interferire. Questo l’ho detto anche in assemblea. E tutti si sono detti disponibili a lavorare per la cooperativa col massimo impegno. Anche questo mi ha convinto ad accettare la presidenza, oltre al fatto di vedere molti giovani che credono nella cooperativa e sono pronti a impegnarsi.» Il presidente Palanti lo riconosce: «Qualche problema di rapporti esiste. Da parte mia ho avuto ed ho rapporti civili e cordiali con tutti, con gli uni e con gli altri, con i denuncianti e i denunciati. E’ una difficoltà che dobbiamo superare. E sono fiducioso, perché c’è molta determinazione da parte di tutti a mandare avanti l’azienda».

Paolo Guidotti

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