Il delitto di Ugnano: Viti, una notte da mostro. "Ha giocato con la vita" / VIDEO

Le motivazioni della condanna a vent'anni per l'idraulico

Processo Viti: il giudice Davide Monti legge la sentenza di condanna a 20 anni per omicidio

Processo Viti: il giudice Davide Monti legge la sentenza di condanna a 20 anni per omicidio

Firenze, 8 ottobre  2015 -  LA VITA di Andreea Cristina Zamfir come una puntata al casinò o una scommessa. Lo scrive il giudice David Monti, nelle motivazioni della condanna inflitta all’idraulico Riccardo Viti, condannato a vent’anni per la morte della prostituta rumena che aveva legato alla sbarra sotto il cavalcavia di Ugnano per un rapporto sadomaso. «Abbandonare un corpo offeso, martoriato e crocifisso di notte – si legge nella sentenza depositata a tempo di record – con una situazione di pericolo serio di vita, con un corpo estraneo nel corpo che la sta facendo morire ed abbandonarla, tanto più, alle variabili del caso – se può o meno liberarsi, se qualcuno la viene a soccorrere se può o meno crepare - significa fare una scommessa sulla vita di una persona, ben sapendo che può uscire l’opzione peggiore ed accettando il gioco od essendo del tutto indifferenti alla opzione peggiore: che la preda stavolta può lasciarci la pelle».

 

«In tal modo – prosegue il giudice Monti –, dato che è accertato che in quelle condizioni la donna non poteva liberarsi da sola, l’imputato ha coscientemente accettato e scommesso che solo un ipotetico ed improbabile eventuale caso favorevole, intervento di terze persone, potesse evitare l’evento peggiore, ben sapendo però che su questa roulette poteva uscire anche l’evento più tragico». Parole che affossano l’ipotesi della preterintenzionalità del delitto: omicidio volontario, ribadisce il giudice, «aggravato dalla violenza sessuale». Per il tribunale, l’idraulico fiorentino ha anche omesso di prestarle soccorso, anche indirettamente: «sarabbe bastato sfilare il bastone prima di allontanarsi» oppure «fare una telefonata anonima alle forze dell’ordine per farla soccorrere e francamente non ci voleva molto ma l’imputato si è astenuto dal farlo». La sentenza si sofferma anche sulla personalità del Viti: «vigliacco», dunque, nell’abbandonare quel corpo e cercare rifugio nella sua «normalità familiare», ma deviato sessualmente e dotato di «un odio ed una distruttiva volontà di revanche che lo ha portato ad interpretare il ruolo di esploratore di forme di sesso estreme prima e successivamente di aggressore violento di soggetti e donne deboli e sostanzialmente indifese, sino a causare una morte orrenda di una di loro».

Stefano Brogioni

 
è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro