Commissione Forteto, Casini testimone

Oggi ascoltato l’ex giudice che arrestò Fiesoli. Testimone anche il sindaco di Vicchio

Carlo Casini (foto Germogli)

Carlo Casini (foto Germogli)

Firenze, 19 ottobre 2015 - IL GIUDICE Carlo Casini, quello della prima indagine che portò all’arresto di Rodolfo Fiesoli e Luigi Goffredi; Alessandro Bolognesi, che era sindaco quando Vicchio consegnò al profeta il “Giotto d’Oro”, revocato nel giugno scorso.

E poi l’avvocato Elena Zazzeri, tutrice dei fratelli Aversa (il cui caso portò alla condanna dell’Italia da parte della Corte Europea per i diritti dell’uomo di Strasburgo), il magistrato minorile Francesca Ceroni, l’assistente sociale del Comune di Vicchio Simona Ceccherini. Sarà una delle sedute più importanti, quella di oggi, per la commissione d’inchiesta regionale bis sul Forteto presieduta da Paolo Bambagioni (Pd), deputata a ricostruire appoggi politici e lasciapassare di cui avrebbe beneficiato la comunità fondata da Fiesoli in questi anni che hanno preceduto la condanna per sedici dei suoi fondatori.

E mentre le difese degli imputati si preparano al processo d’appello, non si ferma il dibattito intorno a questa realtà discussa e controversa.

Anche il calendario della commissione - che prevede l’audizione anche di Bruno Vespa, che a Porta a Porta, 14 anni fa, ‘denuncio’ le pressioni subite per non mandare in onda la puntata sulla comunità mugellana - potrebbe risentire e mutare in base agli accadimenti ‘esterni’. Un esempio? Le dichiarazioni di Annalisa Morali, neuropsichiatra infantile della Asl 10, che durante un convegno per la presentazione del libro dei giornalisti Tronci e Pini, “Setta di Stato” ha raccontato: «Arrivai al Tribunale per i Minorenni di Firenze, alla riunione che doveva decidere dell’affidamento del ragazzo che seguivo, e lì, oltre ai servizi sociali con il dottor Mario Santini, la dottoressa Anna Guidantoni, l’assistente sociale Guarducci, l’avvocato Elena Zazzeri (tutrice del minore), c’era Rodolfo Fiesoli. E disse “Sono io qui che comando”. E c’era anche il giudice Scarcella, me lo ricordo. Alla fine su quell’affidamento si votò per alzata di mano. Me ne andai sotto choc. Sono qui stasera a raccontarvelo perché quello sconcerto in me c’è ancora».

«La circostanza raccontata è grave – commenta il consigliere regionale di Forza Italia Stefano Mugnai, l’ex presidente della prima commissione regionale d’inchiesta sul Forteto che oggi fa parte della ‘Forteto bis’ – poiché si è verificata alla fine degli anni 90, nel 1997 per l’esattezza, e Rodolfo Fiesoli aveva già riportato la condanna definitiva per atti di libidine violenta, maltrattamenti e corruzione di minorenni. Che sedesse in quel consesso a farla da padrone alla presenza del presidente del tribunale il giudice Francesco Scarcella. E fa specie, soprattutto all’indomani del rosario di “non sapevo, io boh” già ascoltati in commissione dal magistrato minorile Andrea Sodi, che interpellato da Lady Radio Scarcella si barrichi dietro a un “non ricordo”. Glielo ridomanderemo in commissione, di raccontare quello e altri episodi. Avremo modo di arrivare in fondo».

STEFANO BROGIONI

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