Colla, sapone, carta igienica e anche computer. Scuole senza soldi: il conto va ai genitori

I dirigenti scolastici: "Quello che ci dà lo Stato basta appena per un mese" / Topi nella scuola Vamba

Scuola (immagine di archivio)

Scuola (immagine di archivio)

Firenze, 19 settembre 2014 - SCOTTEX, sapone liquido, risme di carta. Ancora, matite, pennarelli e colle. Chi ha figli alla scuola dell’infanzia o alla primaria (e in misura molto minore alle medie) sa bene che molti istituti, all’inizio dell’anno, chiedono ai genitori uno sforzo «extra», ovvero di acquistare materiale per la didattica che la scuola non potrebbe assolutamente comprare. «Quel che ci dà il Miur ci serve sì e no per un mese", calcola Eda Bruni, a capo del comprensivo Beato Angelico. Alla Compagni-Carducci si chiede un contributo volontario di 30 euro, che scende a 25 per il secondo figlio iscritto. «Nelle classi – dice la dirigente Francesca Lascialfari, - i genitori portano sapone e Scottex.

Purtroppo il contributo volontario viene dato solo da una parte delle famiglie. E’ un peccato, perché per noi questi soldi sono di vitale importanza per ampliare l’offerta formativa". Tradotto: se non ci fosse questo tipo di entrata, addio progetti di musica, di teatro e di inglese per l’infanzia. Non solo. Una parte dei soldi ricavati serve al «miglioramento della dotazione tecnologica". In particolare, al comprensivo hanno comprato un videoproiettore ed uno schermo. Non mancano poi le donazioni da parte dei genitori: computer oppure dipinti fatti da ex allievi. «In questo caso serve l’ok del consiglio d’istituto, che valuta l’opportunità o meno di accettare la donazione», sorride Lascialfari.

Alle scuole dell’infanzia Leoncavallo, Vamba e Colombo ai bambini è stata consegnata una lista di materiale da acquistare: si va dai 24 pennarelli Giotto a due colle stick. E poi fazzolettini di carta e due euro per le fotocopie. «In tutto ho speso una ventina di euro – racconta una mamma -. Non mi scandalizzo affatto. Coi tagli che ci sono, mi pare il minimo. E poi sono cose che servono ai nostri figli. Insomma, si tratta di un piccolo sforzo che faccio volentieri".

Alla Beato Angelico il contributo volontario è di 30 euro, che comprende anche i 7 euro di assicurazione. La metà della cifra incassata serve alla scuola per comprare «detersivi, carta e saponi». Col resto si fanno acquisti di un certo peso: un pianoforte verticale, una Lim per il laboratorio di scienze. Non solo. «Con questi soldi paghiamo pure un docente madrelingua che nelle seconde medie fa dieci ore di conversazione in inglese, francese e spagnolo», aggiunge Bruni. Forse, notano alcune mamme, «si fa un uso eccessivo delle fotocopie». «Ma è anche vero – aggiungono, - che le ore trascorse a scuola son tante. E che gli esercizi contenuti nei libri di testo non bastano». Elisa ha una bambina al comprensivo Oltrarno: «Anche a noi hanno richiesto carta igienica e Scottex. Mia figlia lunedì mi ha detto che in bagno non c’era la carta. Questo mi ha colpito! Significa che senza i genitori le scuole non riescono a garantire i servizi minimi neppure il primo giorno». Francesca invece abita a Signa: «Alla materna ci chiedevano Scottex, bicchieri e biscotti una volta al mese. Ora mia figlio va alle elementari e ci hanno detto di portare solo uno Scottex a turno. Insomma, praticamente niente. Non mi sono mai lamentata perché a scuola abbiamo avuto servizi eccellenti. Le maestre hanno sempre organizzato un sacco di iniziative collaterali e siamo stati tutti molto incentivati a partecipare e a fare gruppo». 

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