Ex cava di Paterno, allarme tumori. Check up sanitario per tutti i residenti

Mugello, controlli su chi ha vissuto nella zona dal 1995 a oggi

Il blitz della finanza nell'ex cava di Paterno (Germogli)

Il blitz della finanza nell'ex cava di Paterno (Germogli)

Firenze, 20 agosto 2014 - L’ASL AVVIA una indagine epidemiologica sui dati sanitari della popolazione che abita nell’area circostante l’ex cava di Paterno, piccola frazione a pochi chilometri da Vaglia, nel verde del Mugello. L’indagine del dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria fiorentina servirà a «evidenziare (eventuali) situazioni anomale», scrive l’Arpat nell’ultimo rapporto, redatto dopo gli accertamenti svolti sulle acque il 4 agosto dai tecnici ambientali. Il check up sanitario dovrà chiarire se sono fondati gli allarmi lanciati dai residenti sull’incidenza di malattie e tumori nella zona vicina all’impianto. «Voglio la verità e porto avanti la battaglia dei miei genitori», continua a ripetere Francesca Chemeri, 31 anni, paladina del comitato locale, che nel 2009 ha perduto il padre e nel 2013 la madre, entrambi stroncati da un tumore. Abitavano poco distante dall’ex cementificio.

LO SCREENING sanitario dell’Asl dovrebbe riguardare in particolare alcune centinaia di persone che hanno abitato nella zona dal 1995. L’ex cava ed ex cementificio di Paterno sono al centro di un’inchiesta aperta dalla procura di Firenze per traffico di rifiuti. Un’inchiesta, nata anche in seguito alle segnalazioni dei residenti, che ha già portato a galla una vera e propria bomba ecologica. A febbraio ottanta uomini del Corpo forestale e dell’Arpat sequestrarono a Paterno 1300 tonnellate di sabbia finissima, come cipria, stoccata in grossi sacchi bianchi: un tipo di sabbia proveniente da attività di taglio di metalli, vetro e pietre, o dalla sabbiatura di metalli verniciati. Si tratta di materiali che per legge debbono essere smaltiti con procedure particolari, come rifiuti speciali, con costi elevati.

TRAFFICO illecito di rifiuti e gestione di discarica abusiva: queste le ipotesi di reato su cui ruota l’inchiesta, coordinata dal pm Luigi Bocciolini. A luglio nuovo blitz nell’area sotto indagine, sempre da parte del Corpo forestale con l’Arpat e la protezione civile: mentre le ruspe scavano e gli uomini con le mascherine non riescono in alcuni casi a trattenere conati di vomito, una folla di residenti si raduna intorno alla cava, nella speranza che finalmente — dopo anni di denunce — qualcosa si muova. Nel corso del blitz vengono «rinvenuti rifiuti irregolarmente interrati» con «un contenuto significativo di idrocarburi e metalli pesanti, tra i quali cromo, cromo esavalente, nichel, piombo». L’ARPAT ribadisce al Comune «la necessità che sia provveduto al più presto all’allontamento o alla loro messa in sicurezza». Per il momento viene escluso che vi siano state «contaminazioni nelle zone all’esterno del sito» ma l’allarme ambientale resta e l’indagine potrebbe riservare altre sorprese. Accertamenti ulteriori sono in corso «nei sedimenti del torrente Carzola», così come analisi idrogeologiche nella zona. Non solo. L’Asl ha predisposto un esame dei dati della rete dell’acquedotto e una verifica degli allacciamenti all’acquedotto delle abitazioni della frazione di Paterno. Non sono invece stati trovati valori fuorilegge nelle acque prevelate da tre pozzi il 4 agosto scorso.

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