Cartoline dalla Leopolda

Stefano Cecchi

Stefano Cecchi

Firenze, 25 ottobre 2014 - Ecco le "Cartoline dalla Leopolda" di Stefano Cecchi

L’impressione che si ha entrando è quella di essere arrivato a un grande torneo di burraco durante le qualificazioni, al punto che verrebbe voglia di chiedere: «Dove ci si iscrive e a quale tavolo gioco?». Ma in fondo le “Leopolde“ negli anni hanno sempre avuto il pregio (o la sventura) di far sembrare la politica un grande show leggero, e dunque anche questi cinquantadue tavoli rotondi attorno ai quali la gente discute animatamente, rientrano nella norma. Con i commensali convinti di poter avere ognuno nella mani la carta vincente agli occhi del leader. Una faticaccia.

I GUFI? NO GRAZIE

Il fatto poi che alle pareti gli organizzatori abbiano appeso una serie di manifesti per esorcizzare il gufismo mondiale (dal direttore di giornale che licenziò Disney perché non aveva fantasia a colui che predisse che la tv sarebbe durata poche settimane) rafforza ancora l’idea di essere in un luogo che ha a che fare con la fortuna come un torneo di burraco, appunto. Non a caso la maglietta più venduta al banchetto dei gadget è quella con la scritta plastica: «Gufi? No grazie». Vista la loro entrata in azione per cause assai minori, speriamo non insorgano gli animalisti.

Matteo Renzi

I GRANDI RITORNI

La Leopolda 5 anche come contenitore di qualche figliol prodigo. Civati no, lui non si è fatto né si farà vedere nonostante gli appelli. Questa mattina invece nell’androne leopoldiano c’era Giorgio Gori, oggi sindaco di Bergamo dopo una passato prossimo da produttore tv. «No, non mi sento il punto di congiunzione fra Renzi e Berlusconi – ha detto – E poi mi pare che rispetto a Silvio, Renzi abbia predicato molto meno e fatto molto di più’ in meno di un anno». L’uomo dell’iperfare.

CROCETTA PRESENTE

Fra i grandi ritorni possiamo annoverare anche quello di Rosario Crocetta, funambolico presidente siciliano che sta al Pd come il mal di denti sta a una buona giornata. «E’ assurdo non essere qui, un laboratorio di discussione per uscire da una politica imbrigliata». La distanza fra un ex rifondarolo comunista e un margheritino come Renzi? Facciamoci una crocetta sopra.

Il tavolo della Leopolda con Dario Nardella

L’ALTRO MATTEO

E poi, più prodigo di tutti, eccolo qui, col suo look da Cary Grant alla tigella, l’altro Matteo. Ovvero Richetti, che fu già protagonista di qualche vecchia Leopolda prima di prendersi a male parole col Lider maximo: «Non sono Civati, non sono la minoranza. Il modo migliore per aiutare Renzi e’ avere con lui un approccio critico. Matteo dice che gli piace quando le cose si dicono davanti, più davanti di così...», ha detto, ricevendo in cambio un tweet affettuoso da Renzi in persona: «Bentornato vecchio!”. Sic transit rancori mundi.

FIRST LADY

Un sorriso e un breve saluto alla legione macedone di giornalisti, fotografi e cameraman che la inseguivano: così è stato salutato l’arrivo alla Leopolda di Agnese Renzi. Roba da neo star. La first lady e’ arrivata poco prima di mezzogiorno e, nonostante i cronisti l’abbiano braccata con ogni tipo di domanda, lei è rimasta imperturbabile: «Ciao a tutti», è stata l’unica cosa che si è limitata a offrire. Quando si dice che gli opposti si attraggono, nel caso della Renzi family non è certo una formula vuota.

Un momento della Leopolda 5

APPLAUSI DEMOCRISTIANI

E alla fine è arrivato anche questo: l’applauso alla piazza di San Giovanni a Roma che manifestava proprio contro le politiche del lavoro del governo Renzi. «Non possiamo fare finta di niente – ha detto Silvia Fregolent dal palco – ma noi siamo vicini a quella piazza», mentre i presenti batticchiavano la mani agli stessi che li accusano di essere poco meno di una quinta colonna berlusconiana dentro il Pd. A chi vi dice che Renzi non è mai stato democristiano, non date retta.

NE’ DI DESTRA, NE’ DI SINISTRA

E così dopo Pannella, un altro personaggio esplosivo chiederà di diventare piddiino. Il finanziere Davide Serra, ovvero colui che Bersani definì uno squalo della finanza da cui stare alla larga, ha infatti annunciato di voler fare domanda per avere la tessera del Pd a Londra, città dove risiede. «Perché mi piace la Leopolda – ha detto a un giornalista – Perché’ non è né di destra né di sinistra, è andare avanti o indietro». Tant’è: finanzieri di tutto il mondo unitevi.

FEDELI ALLA LINEA

La vice presidente della Camera Valeria Fedeli per 34 anni è stata sindacalista della Cgil. Così oggi ha fatto specie vederla aggirarsi accanto a Davide Serra fra i tavoli della Leopolda e non in piazza a Roma con gli ex colleghi del sindacato. Ma in fondo il suo stipendio di parlamentare lo deve d’imperio a Renzi, mica alla Camusso: «I miei sentimenti – ha dunque provato a giustificarsi Valeria - sono di grande rispetto per chi sta in piazza a Roma, ma allo stesso tempo so che per rispondere alle ragioni di chi oggi é in piazza serve esattamente che il Pd riesca a fare tutte le riforme, le migliori possibili, con al centro il lavoro». Razzi e Scilipoti non avrebbe saputo dire di meglio.

IL FISCO E DISNEY

«Il fisco deve essere semplice, proveremo a fare di questo Paese, finalmente, un Paese normale». Lo ha detto Rossella Orlandi, direttore dell’Agenzia delle Entrate. E sotto sotto molti hanno tirato un sospiro di sollievo. Perché nel momento in cui il governo cerca miliardi di euro per finanziare la ripresa e il premier si paragona a Disney, molti avevano avuto la paura di vedere presto tributariamente i sorci verdi

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