Carlo Conti, un libro per baby Matteo: "Caro figlio ti scrivo il mio amore"

Presentato a Careggi / FOTO

Carlo Conti a Careggi (Giuseppe Cabras/New Press Photo)

Carlo Conti a Careggi (Giuseppe Cabras/New Press Photo)

Firenze, 20 dicembre 2014 - «MASCHIO o femmina sarebbe stata esattamente la stessa cosa. Ma ora che Matteo sta crescendo, il fatto che sia un maschio mi emoziona. Forse perché a me è mancato il rapporto con mio padre scomparso quando avevo un anno». Carlo Conti, giacca, camicia bianca no cravatta, il simbolo più autentico di quel famoso low profile dove niente c’è di studiato, era oggi alle 11 a Careggi, all’Aula Margherita per persentare il suo nuovo libro.

Caro figlio ti scrivo: pagine carine e delicate. Ma forse più il diario di un padre innamorato e attento dedicate al suo bambino – nato l’8 febbraio – questo libro dal titolo «Si dice babbo!» sono aneddoti da una nuova realtà. Il Carlo-Conti-babbo sforna tra le pagine racconti divertenti che lasciano spazio ai sentimenti. In ognuna c’è la felicità di essere padre di Matteo, e anche molte riflessioni: «Uno dei primi pensieri quando sei nato è stato che quando avrai dieci anni, io ne avrò sessantadue», scrive. E anche: «Mi sono fatto un film nel quale vengo a prenderti a scuola e la maestra ti chiama dicendo: Matteo è arrivato il nonno».

Traspare il ritratto di un Carlo Conti inedito ma prevedibile nei suoi sentimenti più profondi. Racconta a cuore aperto con tocco leggero quel che nessuno vede del personaggio pubblico, cioè la sua vita appassionata. Dice Carlo Conti: «Quando mi chiedono: “Come ci si sente a essere diventato papà?”, sospiro, prendo tempo, cerco di trattenermi, vorrei cominciare a parlare delle mille emozioni nuove che provo, poi però non ce la faccio. È più forte di me. E così rispondo: “Babbo, si dice babbo!”».

E per un babbo di 50 anni è possibile una botta d’ottimismo: «Stare bene, fisicamente e mentalmente. O almeno tentare di preservarsi decentemente – ammmette il prossimo conduttore di Sanremo – quel tanto che basta per venire a prenderti a scuola ed essere il babbo forse meno giovane, ma più simpatico del quartiere». Un libro per dire che non è brutto crescere insieme. Neppure nella tetra variante di invecchiare.