L'ultimo abbraccio ad Ashley: raccolta fondi per la famiglia

L’iniziativa di ‘The Florentine’. Già trovati mille euro

Ashley Olsen

Ashley Olsen

Firenze, 12 febbraio 2016 - Una raccolta fondi per aiutare la famiglia di Ashley Olsen, la donna statunitense uccisa nel suo appartamento in San Frediano l'8 gennaio 2016. E’ quella che ha avviato la redazione di “The Florentine”, magazine on line e punto di riferimento in lingua anglosassone per gli stranieri che vivono a Firenze. A poche ora dal lancio, sono già stati raccolti più di mille dollari. Soldi che, nelle intenzioni dei promotori dell’iniziativa, serviranno, si legge sulla pagina creata, "per aiutare la famiglia di Ashley con le spese legali, il costo di sepoltura, viaggio, alloggio e altri costi imprevisti a seguito della tragica perdita di Ashley" . "Qualsiasi importo – si legge – contribuirà ad alleggerire gli oneri monetari della famiglia".

Famiglia che, proprio in questi giorni, a un mese esatto dalla tragedia, ha ufficialmente parlato, per bocca del suo avvocato, Michele Capecchi, soprattutto per porre fine alle tante illazioni che hanno accompagnata la circostanza in cui Ashley Olsen ha perso la vita. "E’ inaccettabile, offensivo e profondamente ingiusto pensare, come è stato insinuato, che se la sia quasi cercata, per il semplice fatto di essersi fatta avvicinare da uno sconosciuto, in quel locale", hanno scritto papà Walter, mamma Paula e la sorella Gabrielle. Gli Olsen stanno partecipando anche con un proprio consulente ai rilievi autoptici non ancora terminati.

Esami fondamentali per stabilire ora e causa del decesso, avvenuto nella mattina di venerdì 8 gennaio. Gli inquirenti della squadra mobile non hanno dubbi sulle responsabilità del senegalese Cheik Diaw, immortolato anche dalle telecamere di piazza Santo Spirito mentre si allontanava dal monolocale di via Santa Monaca dove, dopo aver avuto rapporti con Ashley (secondo la famiglia non potevano essere consenzienti), è avvenuto il violento omicidio. La procura è convinta che le parziali ammissioni del senegalese, clandestino in Italia, servano a nascondere gran parte della verità di quanto accaduto realmente al termine di quella lunga nottata in cui sarebbe stata consumata anche cocaina. Un diverbio acceso, culminato nella morte violenta avvenuto o per strozzamento (cioè a mani nude) o con l’ausilio di qualcosa di filiforme. Dal carcere di Sollicciano, Diaw continua a ripetere quasi a memoria la sua versione. E cioè che c’è stato sì un litigio, di averla spintonata e fatta cadere, ma di averla lasciata in vita. Le indagini non sono ancora concluse. La difesa di Diaw è appesa soprattutto a quella ciocca di capelli, lunghi, probabilmente da donna (tanto che gli inquirenti sono convinti che appartengano alla stessa Ashley) rinvenuta tra le dita della mano sinistra. Non hanno il bulbo, quindi gli incaricati della procura potranno ricavarci al massimo un dna mitocondriale. Potrà essere decisivo, in un senso o nell’altro.

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