Terrorismo, così le api staneranno gli esplosivi

Marino Quaranta, ricercatore del Crea di Firenze spiega come le api possono, col loro olfatto, essere addestrate per riconoscere e individuare la presenza di sostanze esplosive

Marino Quaranta, ricercatore del Crea

Marino Quaranta, ricercatore del Crea

Firenze, 25 novembre 2015 - "Se le api scomparissero dalla terra all'uomo non resterebbero che quattro anni di vita". Frase famosissima, falsamente attribuita ad Albert Einstein, e mai supportata da alcun riscontro scientifico. Frase però, per quanto estrema, metaforica e iperbolica che ha in sé una notevole forza evocativa nel far capire quanto questi insetti siano da sempre fondamentali nel contribuire a conservare la biodiversistà  negli ecosistemi. E su questo non c'è alcun dubbio scientifico che tenga. Basti sapere che in Italia da oltre 30 anni le api sono utilizzate anche come bioindicatori dell'inquinamento, insomma delle efficaci sentinelle dello stato di salute dell'ambiente. Ora le api, in particolare le mellifere, grazie al loro infallibile olfatto, potrebbero essere trasformate in un vero e proprio esercito di 'poliziotte', istruito per stanare sostanze esplosive ed essere così impiegato nella lotta contro il terrorismo. Come tutto questo potrebbe funzionare lo spiga Marino Quaranta, ricercatore Crea - Abp (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria. Centro di ricerca per l'agrobiologia e la pedologia) di Firenze.

Dottor Quaranta come possono le api individuare dell'esplosivo?

"Tramite l'olfatto, le mellifere hanno un fiuto molto raffinato, raccolgono e percepiscono odori anche molto rarefatti".

Come fanno a non confondere l'odore?

"Vengono opportunamente addestrate, come si fa con i cani, ossia con il metodo della ricompensa. Ma rispetto all'addestramento dei cani, il loro è molto più rapido, semplice ed economico. Ė stato scientificamente dimostrato, in prove effettuate con residui di tritolo e con altri esplosivi, che sono state sufficienti poche ore per far apprendere a un'ape l'odore da seguire per ottenere la ricompensa". 

Ci descriva esattamente il processo di addestramento delle future api poliziotto...

"Si fa fiutare all'ape un odore. Poi, dopo che lo ha annusato, le si dà una ricompensa, di solito una ricca soluzione zuccherina: le si fa passare acqua e zucchero con un cotton fioc sull'antenna e la ligula. In questo modo le api imparano ad associare un certo odore a una ricompensa. Se questa operazione viene ripetuta per un po' di volte, quando le api sentiranno l'odore per le quali sono state 'istruite', l'esplosivo appunto, inizieranno a estroflettere la ligula perché, ovviamente, si aspetteranno la ricompensa. A questo punto sono pronte. Saranno messe in una valigetta, con le zampe bloccate dove però possono muovere il capo e la ligula. La valigetta sarà provvista di un sensore a raggi infrarossi; ecco quando allungheranno la ligula vorrà dire che nell'aria c'è odore d'esplosivo.

In Italia a che punto siamo con l'utilizzo delle api antiterrorismo? Siamo in fase di progetto o sperimentazione? "Nel nostro Paese non siamo arrivati alla sperimentazione vera e propria, questa è stata fatta con grande successo dai studiosi inglesi e americani che hanno scientificamente dimostrato come uno sciame da miele si converta in uno sciame da esplosivo. L'università del Montana da diversi anni le ricerche sul condizionamento delle api al rilevamento delle sostanze esplosive in collaborazione col Pentagono. Molte le istituzioni americane che sono coinvolte in questi studi. In Italia abbiamo raccolto informazioni scientifiche, filmati, che sono stati messi a disposizione della comunità scientifica dai ricercatori. Da noi nel 2008 il ministero delle Politiche agricole aveva commissionato al Crea di Bologna e all'Università di Bologna un progetto che si chiamava giustappunto 'Apiboom'; proprio legato all'utilizzo delle api nel rilevamento delle sostanze esplosive. Nel 2009 fu pubblicato l'articolo da parte della comunità scientifica bolognese ma dal ministero non abbiamo saputo più niente, la cosa non è andata avanti".

A questo punto per sentirvi parte attiva nella lotta al terrorismo qual è il vostro appello?

"Noi siamo completamente a disposizione. Se i ministeri competenti - non solo quello delle Politiche agricole, che è quello che vigila direttamente sul Crea, l'ente di pubblico di ricerca che studia ogni ambito  dell'agricoltura, inclusa l'apicoltura, ma anche quello della Difesa, per tutti gli aspetti legati agli esplosivi -, non trovano un accordo o un interesse, noi non possiamo muoverci. Ma saremmo pronti e a disposizione in ogni momento qualora ce lo chiedessero".  

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