Se a Firenze ci fosse una bomba d'acqua come quella di Genova, a rischio gli affluenti dell'Arno

L'autorità di bacino dell'Arno presenta la nuova mappa sul rischio idrogeologico e avverte: "Il rischio di una nuova alluvione a Firenze esiste ancora"; se si ripetessero le stesse condizioni del 1966 "succederebbe più o meno la stessa cosa"

L'Arno in piena

L'Arno in piena

Firenze, 24 ottobre 2014 - L'autorità di bacino dell'Arno dopo i fatti di Genova corre ai ripari e presentata oggi la nuova mappa sul rischio idrogeologico. "Si tratta di un'elaborazione su cosa potrebbe succedere a Firenze, e quali sarebbero i reticoli a rischio, nel caso venisse a Firenze una bomba d'acqua come quella avvenuta a Genova dove sono piovuti 130 mm in un'ora- ha spiegato la segretaria generale dell'autorità di bacino dell'Arno, Gaia Checcucci-. Questo in modo di mettere a disposizione delle amministrazioni, della Protezione civile, e dei cittadini questa analisi e diffondere la conoscenza sul tipo di rischi nel nostro bacino". 

Se una bomba d'acqua come quella che si è recentemente abbattuta su Genova, con 130 mm di pioggia in un'ora, dovesse interessare il territorio fiorentino, il pericolo non sarebbe rappresentato dall'Arno, dove i rischi sono legati ad altri tipi di fenomeni, ma dai suoi affluenti. Secondo Checcucci, una bomba d'acqua di questa portata avrebbe effetti sul Mugnone, sul Terzolle, sull'Affrico, sulla Greve e nel territorio fiorentino sulla Pesa e sul reticolo dei torrenti in Mugello. "In caso di un evento come a Genova - ha sottolineato - sarebbe difficile che anche le nuove opere di protezione riuscissero a proteggerci. Le opere progettate fino ad oggi prendono infatti in considerazione un rischio che non è di questo tipo, perché si è manifestato soprattutto negli ultimi 15-20 anni, anche se sta diventando ricorrente. Se si abbattessero 130 mm in un'ora sul nostro territorio, purtroppo ci sarebbe solo da gestire la situazione. Per questo è necessario in piano di protezione civile che deve avere una solida base conoscitiva". Secondo Cecchucci "per il bacino dell'Arno c'è invece un rischio, storico, non legato alle bombe d'acqua ma a tanta pioggia che cade per più tempo". ​

"Il rischio di una nuova alluvione a Firenze esiste ancora" e se si ripetessero le stesse condizioni del 1966, "attualmente succederebbe più o meno la stessa cosa, perché a livello di opere idrauliche si è fatto solo qualcosa e non sono sufficienti da dire che in Santa Croce l'acqua non ci andrebbe". L'alluvione, ha aggiunto Gaia Checcucci, "forse si sposterebbe un po' più a valle e stavolta sarebbe più preoccupante la situazione a Scandicci e Lastra a Signa". Secondo Checcucci, nel caso dell'Arno, le opere contro il rischio idraulico sono "fondamentali e strategiche perché solo con queste si abbassa il rischio. L'innalzamento della diga di Levane e le 4 casse di espansione a Figline Valdarno, permetterebbero di invasare quasi 40 milioni di metri cubi di acqua con una diminuzione del picco di piena di quasi del 20%, e poter così gestire il rischio su Firenze".

Alla presentazione era presente anche l'assessore comunale all'ambiente Alessia Bettini che ha affermato: "E' importante fare un lavoro di coordinamento con tutti gli enti preposti, per questo riteniamo utile ed essenziale lo studio presentato oggi perché ci aiuta ad aggiornare meglio il piano di emergenza di protezione civile. Strumento che è di competenza del Comune di Firenze e che presenteremo con un anno di anticipo all'inizio del 2015".  

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