Allevi, debutto trionfale a Fiesole con il suo nuovo tour

Amo il Giappone: credo di essere stato giapponese in una vita precedente

Giovanni Allevi (foto Massimo Volta)

Giovanni Allevi (foto Massimo Volta)

Firenze, 23 luglio 2014 - «L’ISPIRAZIONE è insondabile e misteriosa. La sua imprevedibilità mi costringe a girare sempre con un foglio pentagrammato in tasca». E anche: «Cercherei di far innamorare la gente sempre di più della Musica, fino a creare una consapevolezza collettiva del suo immenso valore».

Giovanni Allevi, il debutto: ieri sera ha trionfato al teatro Romano di Fiesole prima tappa nazionale del suo tour: e domani, giovedì 24 luglio sarà invece protagonista della serata di apertura del “Leuciana Summer Festival 2014”, appunto con il suo ‘Piano Solo Tour 2014’, al Belvedere di San Leucio. Una padronanza della musica timida e determinata al tempo stesso. Allevi domina tutto il suo materiale con perizia indiscutibile, solo per gioco distratta ma attenta: i momenti lirici sono pieni e sinceri, i momenti drammatici sono decisi, ma mai gettati via. Tali momenti non assumono i connotati di fragorosi e caotici frastuoni, ma di attimi funzionali che diventano una specie di gioco alla scoperta di Allevi, un fenomeno della nostra musica. Il compositore che ama il Giappone e che il mondo ci invidia.

La musica di Allevi è qualcosa di unico, per questo i cosiddetti fini conoscitori della classica storgono il naso, e così fanno il suo gioco. Perchè nessuno come lui riesce a riempire un teatro di giovani osannanti che condividono le sue emozioni. Perchè questa è la funzione primaria della musica: non un elite, ma una condivisione popolare. «Tecnicamente — spiega cercando invano di assestare i riccioli ribelli — è classica nelle forme, contemporanea nei contenuti. Ma al di là delle definizioni è il suono di un’anima tormentata e felice, che a partire dal buio cerca sempre una luce».

Giovanni al ritorno da un’altra tournee in Giappone: non sarà un caso. «Questo tour è iniziato con il Giappone : sono già cinque volte che vado in cinque anni. Ma non vado solo nei centri come Tokio e Osaka, mi fermo anche in diverse città anche più piccole dove ho comunque ho riscontrato un affetto un affetto grande dal pubblico che comincia a seguirmi con passione».

Chiedo: perchè quest’attrazione per il Giappone? «Lo dico anche ai giapponesi: probabilmente sono stato giapponese in una vita passata. Ho esattamente come loro una maniacalità nei confronti della musica relativa al suono che è tutta orientale. Sono un perfezionista, cerco l’emozione e non sono mai soddisfatto. La misuca è ciò che conta di più in assoluto per me. Nei confronti della musisca mi sento un eroe che porta avanti il proprio sogno e nonostante tutto e tutti cerco di far valere la mia idea della musica senza compromessi».

Chi mi ama mi segua? «Esatto: in un certo senso la mia musica è come i fumetti giapponesi. Non concede niente all’ascoltatore e ammetto che per alcuni punti può sembrare molto complessa. Io vado avanti così, felice per l’affetto del pubblico, cosa che per me rimane inspiegabile».

Qual è l’anima di Allevi giapponese? ​«Intanto mi piace la cucina, quella radicale, che non è simile a quella in Italia. Tutti i sapori sono molto più forti: i pesci quasi si muovono nel piatto. Poi c’è questa meravigliosa ritualità e il ripercorrere in sequenza maniacale i movimenti nel pianoforte. Anche la direzione d’orchestra mi permette di non pensare».

Qual è il senso della musica per lei? «La possibilità finalmente di non pensare. Anzi. Di concertrarsi nell’attimo presente e lasciare alle spalle il senso del passato e l’ansia del futuro e delle sue aspettative. Per me è un po’ il fulcro dell’esistenzialismo: con la muisca si può rimanere bloccati nel presente senza pensare al futuro. E così viviamo il presente con intensità: io cerco questa luce nella musica perchè sono un’ anima timida e tormentata».

Cosa la turba di più? «Sono assalito spesso dall’ansia, dal panico e vedo nella musica la salvezza, la mia salvezza. Noto che tutte le persone che mi avvicinano a loro modo sono tutti un po’ fulminati come me, e ritrovano nella mie composizioni quella luce».

Come è nata la folgorazione col Giappone? «Ero in una città, del sud Kagoshima dove c’è un vulcano, Sakurajima: ecco, esattamente lì ho avuto la snesazione di esserci già stato. Ho avuto un brivido grande immenso. Ho ripensato alla mia prima composizione che ho fatto a 17 anni che incredibilmente avevo intitolato ‘Japan’. Non credo sia un caso. Neppure che da bambino vedessi Goldrake Ufo Robot. Adoravo quella figura dell’eroe». 

I giapponesi come ricambiano il suo affetto? ​«Sì, tanto. Al centro di Tokyo una bekery che si chiama ‘Giovanni e la sua strega’, ed è stata dedicata a me da un gruppo di ragazzi miei fans scatenati. Hanno fatto pure i pupazzetti con me : c’è un pianoforte con lo spartito della mia musica. Se uno vuole può mettersi lì a suonarla».

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