Albero killer, l’inchiesta si allarga: nel mirino i tecnici della cooperativa

Altri tre indagati: avevano il compito di censire il patrimonio verde del Comune. Oggi l’incarico per la perizia

Albero caduto alle cascine uccide due zia e nipote (Foto Gianluca Moggi/NEWPRESSPHOTO)

Albero caduto alle cascine uccide due zia e nipote (Foto Gianluca Moggi/NEWPRESSPHOTO)

Firenze, 23 luglio 2014 - ALLA VIGILIA della perizia sull’albero killer delle Cascine, la procura di Firenze invia altre tre avvisi di garanzia. I destinatari sono il direttore tecnico (nonché legale rappresentante) della cooperativa bolognese Ciclat (Cesare Bagnari di Ravenna) e due agronomi, (la fiorentina Tatiana Zanini e il pistoiese Filippo Petrocelli), che, per conto della coop emiliana, vincitrice di un appalto di Palazzo Vecchio, effettuarono una mappatura del patrimonio arboreo del territorio del Comune di Firenze.  In quella schedatura, c’era anche la pianta, un bagolaro, da cui la sera del 27 giugno si staccò il ramo che uccise Donatella Mugnaini, 51 anni, e la sua nipotina di due, Alice. E non venne segnalata alcuna anomalia, come riferito anche in consiglio comunale dell’assessore Alessia Bettini.

I tre indagati si sommano agli altri quattro (il dirigente servizio qualità del verde, Stefano Cerchiarini, il responsabile gestione del verde Quartiere 1 Franco Salvini, il responsabile gestione del verde Quartiere 5, Carlo Maria Marini e il dipendente dell’ufficio tecnico gestione del verde Quartiere 1 Massimiliano Cioni) già iscritti: per tutti l’accusa è di omicidio colposo e lesioni in concorso. Si tratta di un atto dovuto, alla vigilia di un accertamento che, senza la presenza delle parti, diventerebbe altrimenti inutilizzabile in un eventuale processo. Questa mattina, il pm Giuseppe Ledda affiderà l’incarico per l’analisi sull’albero. Sceglierà due professori della facoltà di Agraria, Alessandro Ragazzi e Riziero Tiberi.  «Questo accertamento può essere risolutivo per affermare l’estraneità della cooperativa — dice l’avvocato Enrico Zurli, difensore del direttore tecnico della Ciclat —: il monitoraggio effettuato dalla cooperativa è terminato nel 2010 mentre la lesione nella pianta è successiva. Comunque nomineremo anche noi un nostro consulente». Secondo la relazione della Forestale, infatti, la pianta non era malata, ma quel ramo aveva già avuto una “scosciatura”.  Più del 50 per cento dei circa trenta centimetri di diametro del ramo era dunque già staccato, nonostante un naturale tentativo di cicatrizzazione della vecchia ferita. Il nero nella parte superiore della lesione non sarebbe altro che un deposito di terra sul quale si erano formate delle radici, incapaci, quest’ultime, d’intaccare la tenuta della pianta, e non del marcio, come venne invece ipotizzato in un primo momento. Il ramo che piombò come una frustata sulla piccina e sua zia, che stavano passeggiando assieme al babbo e alla mamma della bambina durante il “Moving Florence Festival”, organizzato dalla Uisp, era lungo quattordici metri e pesava circa 700 chili. Si presentava in contropendenza rispetto al fusto di un albero che potrebbe avere anche un’ottantina di anni. I bagolari, per la sua resistenza e la facilità di ambientamento, sono gli alberi più diffusi nel grande polmone verde delle Cascine.  Ma adesso la procura vuole capire se la tragedia poteva essere evitata.

L’indagine corre su due ipotesi di responsabilità, che potrebbero anche fondersi.

Il livello dei funzionari e dei tecnici comunali, che hanno in carico il patrimonio arboreo cittadino, e adesso anche la cooperativa che, per una decina di anni, tra il 2003 e il 2013, ha ottenuto l’incarico di controllare e schedare gli alberi della città. Al costo, per la collettività, di 520mila euro all’anno.

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