{{IMG_SX}}Firenze,  29 luglio 2008 -  Vittorio Cecchi Gori  (nella foto)  sarà processato assieme ad altre 6 persone con giudizio immediato per il fallimento della Safin cinematografica.

 

Lo ha stabilito il gip di Roma Guicla Mulliri, su richiesta dei pm Stefano Rocco Fava e Lina Cusano. Il processo a carico dell'ex patron della Fiorentina si aprirà il 5 dicembre prossimo davanti alla seconda sezione penale del Tribunale di Roma, mentre il 23 settembre è stata fissata l'udienza preliminare per il procedimento che riguarda il fallimento della Finmavi.
 

 

Cecchi Gori, accusato di bancarotta patrimoniale, era stato arrestato il 3 giugno scorso e poi trasferito l'8 luglio in una clinica della Capitale. Sabato scorso ha ottenuto i domiciliari. Assieme all'imprenditore era finito in manette anche il commercialista Luigi Barone, ex amministratore della Safin, al quale i domiciliari sono stati concessi oggi. 

 

Assieme a Cecchi Gori saranno processati lo stesso Barone, i liquidatori Edoardo De Memme ed Ettore Parlato, il commercialista Giorgio Ghini, in qualità di presidente del collegio sindacale della Safin, Vittorio Micocci e
Alessandro Mattioli, membri dello stesso collegio sindacale.

 

Secondo l'accusa, Cecchi Gori, assieme a Barone, De Memme e Parlato, avrebbe distratto o comunque dissipato "parte rilevante del patrimonio" della Safin, dichiarata fallita dal Tribunale il 20 febbraio scorso, "non richiedendo alla società Cecchi Gori Cinema e Spettacolo il pagamento del credito vantato pari a 11 milioni e 588 mila euro", agendo quindi al solo scopo di "recare indebito e ingiusto vantaggio" alla Cecchi Gori Cinema e Spettacolo, e quindi allo stesso ex senatore, "con conseguente danno per i creditori della Safin", che arrivava al fallimento con "debiti complessivi superiori a 24 milioni di euro".

 

Inoltre, Cecchi Gori e Barone avrebbero apportato alle aziende-cinema Multiplex Adriano, Gregory e Roma (tutte sale della Capitale) "notevoli ingenti migliorie", quantificabili in 4 milioni di euro, attraverso dei contratti d'affitto stipulati con la Safin, "consapevoli dell'ingiusto vantaggio" recato alla Cecchi Gori Cinema e Spettacolo.

 

I cinema, poi, emerge dal capo di imputazione, venivano riconsegnati alla Cecchi Gori Cinema e Spettacolo, sulla base di una "apparente dedotta morosità di Safin, in realtà insussistente".
 

Sotto processo finirà anche il commercialista Giorgio Ghini, perchè, in qualità di presidente del collegio  indacale della Safin, ometteva, in concorso con Vittorio Micocci e Alessandro Mattioli, membri dello stesso collegio sindacale, "di effettuare i dovuti controlli sulla gestione della società non facendo rilievi in ordine al mancato recupero del credito vantato nei confronti della Cecchi Gori Cinema e Spettacolo".