{{IMG_SX}}Firenze, 29 febbraio 2008 - Hanno infiammato l’opinione pubblica da vivi. Da morti continuano ad agitare le coscienze e attorno al loro nome i politici si dividono, il ricordo scatena dispute e la celebrazione dei meriti, se appaga qualcuno, scontenta gli altri. C’è una Firenze della memoria, spaccata a metà tra destra e sinistra. E’ quella della toponomastica: strade, piazze, giardini pubblici da battezzare.

 

Paradosso dei paradossi: nella terra dell’arte e della scienza, dove gli esempi di sapienza e virtù si sprecano, per chi è passato all’altromondo non c’è pace.

 

Chi resta discute per mesi, a volte per anni, sull’opportunità di intitolare un vicolo, uno slargo o un sottopasso a scrittori, artisti, saggisti. Un esempio per tutti, quello di Oriana Fallaci. Ieri la commissione toponomastica presieduta da Luciano Artusi, ha finalmente detto sì.

 

La grande giornalista e scrittice fiorentina — 20 milioni di copie vendute in tutto il mondo — avrà la sua strada: una via all’interno della cittadella che sorgerà attorno al nuovo Palazzo di Giustizia. Il suo nome ‘riposerà’ a Novoli, accanto a quello di Falcone e Borsellino, di Tiziano Terzani e Andrea Tamburi, esponente del partito radicale ucciso durante un violento pestaggio a Mosca: per loro il Comune di Firenze ritaglierà sullo stradario una zona pensata per i personaggi del mondo dell’arte e della cultura che si sono distinti nella lotta per il riconoscimento dei diritti civili.

 

Eppure sul nome di Oriana, la commissione toponomastica, convocata pochi giorni dopo la sua scomparsa si divise e la sinistra radicale pose il veto. Ieri l’approvazione della proposta, con il solo voto contrario di Daniele Baruzzi (Sinistra democratica).

 

Identica sorte è toccata alla strada che ricorderà la rivoluzione ungherese del ’56: così sarà chiamato lo svincolo che dal Mugnone, passando per viale Milton, si immette sul viale Strozzi. Il toponimo è stato approvato ieri mattina all’unanimità, su proposta presentata dal vicecapogruppo di An Jacopo Cellai, ma il sì della commissione si è fatto attendere e per arrivare a destinazione ha duvuto aspettare l’approvazione della delibera di giunta per il gemellaggio con Budapest e l’assenza del consigliere dei Comunisti italiani, Luca Pettini.

 

Proprio Pettini mesi fa, quando si era trattato di discutere la proposta, aveva fatto notare che in base allo stesso principio bisognerebbe intitolare strade e piazze anche ai caduti del regime nazifascista. "Il principio che ispira la scelta dei nomi di strade e piazze — precisa l’assessore alla toponomastica Eugenio Giani (nella foto a sinistra) — è improntato all’oggettività e la composizione della commissione dovrebbe essere condizione più che sufficiente a garantire un ragionamento super partes".

Quel che è certo è che almeno il 10 per cento dei 2.200 nomi di strade e piazze di Firenze, per una ragione o per l’altra, ha acceso un dibattito politico. Strade di 'destra' e di 'sinistra'. Tutti ricordano il caso di Largo Martiri delle Foibe: nel 2002 l’intitolazione dell’ultimo tratto di viale Milton agli italiani uccisi dai partigiani di Tito aveva spaccato in due la città e in quell’occasione l’anima di sinistra aveva affogato l’'offesa' ricevuta applaudendo alla decisione di dedicare una strada a Bruno Fanciullacci, partigiano, medaglia d’oro della Resistenza, il cui nome è legato all’uccisione di Giovanni Gentile. Su Gentile la città si spaccò ancora e nella sua Firenze il filofoso padre dell’idealismo italiano è rimasto senza ‘casa’.

 

Vasco Pratolini se la cavò in extremis conquistandosi il tratto tra Petrarca e Aleardi. L’ideologia forse c’entra poco, ma quel che è certo è che i viali parlano un linguaggio comune: viale Lavagnini porta il nome del segretario della federazione comunista, ucciso dai fascisti nel 1921, viale Giacomo Matteotti ha il nome di un altro caduto dell’antifascismo. Idem per viale Giovanni Amendola.