Brutti voti, niente social. Mamma uccisa, arrestata la figlia 17enne

L'omicidio è avvenuto il 25 maggio scorso. La vittima è una infermiera di 44 anni. I carabinieri sono riusciti a ricostruire l'accaduto stringendo il cerchio attorno alla ragazza

(Fornasari)

(Fornasari)

Melito Porto Salvo (Reggio Calabria), 29 ottobre 2015 - Rimproverava la figlia 17enne perché andava male a scuola. Così lei le ha sparato un colpo di pistola alla testa. Sarebbe questo il motivo alla base dell'omicidio di una mamma di 44 anni, infermiera, trovata morta Melito Porto Salvo il 25 maggio scorso. La figlia è stata tratta in arresto.

I rimproveri sarebbero culminati con il divieto categorico dell'utilizzo del cellulare e soprattutto del computer, con il quale la ragazza, pare, passasse parecchio tempo collegata ai social network. Da qui sarebbe maturata la decisione di uccidere la propria madre.

I carabinieri  sono riusciti a ricostruire l'accaduto stringendo il cerchio attorno alla ragazza, che su disposizione della Procura della Repubblica del Tribunale dei Minori di Reggio Calabria, è stata portata in un istituto penitenziario minorile fuori dalla Calabria. Secondo la procura avrebbe agito con lucida freddezza e con premeditazione.

Il 25 maggio scorso nel cuore della notte i carabinieri si recarono all'interno dell'abitazione della donna, trovandola stesa nel suo letto in un lago di sangue, con un ferita d'arma da fuoco alla tempia e la pistola del marito accanto a lei. In casa c'era solo la figlia. Inutile l'intervento del 118: la donna i morì poco dopo. Inizialmente si pensò a un suicidio, ma le incongruenze nel racconto della figlia spinsero i militari ad indagare più a fondo. La ragazza aveva raccontato di un fantomatico killer, che aveva esploso il colpo da un'altezza di oltre due metri. Ma l'ispezione cadaverica, l'esame autoptico e i successivi accertamenti dei Ris hanno permesso di escludere l'ipotesi del suicidio e sconfessare la ragazza. Sull'arma del delitto, infatti, benché la 17enne avesse più volte dichiarato di non aver mai maneggiato l'arma, i carabinieri hanno trovato ben tre impronte.