Grande sfida poco distacco

La nota

Marco Mangiarotti

Marco Mangiarotti

Sanremo, 11 febbraio 2016 - Venti deboli dai talent, per ora. A rischio eliminazione Dolcenera, peccato, Alessio Bernabei, Neffa, Zero Assoluto. Sole pieno sui giovani, non solo perché debuttavano le Nuove Proposte. Chiara Dello Iacovo passa e Cecile esce con “N.E.G.R.A.” (ma quando sono nuda non te ne importa niente). Ermal Meta manda a casa con mestiere pop Irama. Poi il setaccio per separare i rumors dalla realtà del voto.

Dolcenera è un bel punto di blues, Clementino doveva risalire come il salmone la corrente, Patty Pravo imprecisa nella strofa e pure dopo ma acclamata dal teatro. Valerio Scanu è l’underdog per le prime posizioni, Francesca Michielin una voce che ha passaggi purissimi, Alessio Bernabei uno in fuga dal talent. Elio e le Storie Tese hanno scritto «la canzone brutta senza strofa ma con otto ritornelli». Geniali. Neffa ha messo un altro messaggio nella sua bottiglia, Annalisa si gioca il podio di interprete migliore, gli Zero Assoluto scivolano sul loro pensiero dance.

L’impressione è che a questo primo giro i distacchi non siano abissali. Rocco Hunt è stata invece la sopresa relativa della prima sera, visto come aveva vinto fra le Nuove Proposte, Giovanni Caccamo e Deborah Iurato la relativa conferma rispetto ai pronostici della vigilia, Lorenzo Fragola il rimbalzo non ancora forte per ora, Enrico Ruggeri l’affermazione di un brano che ha vita propria sul palco. Non potevano non passare gli Stadio, non poteva essere penalizzata la melodiosa interpretazione di Arisa. Fa rumore Noemi fra le voci sospese ma la sua versione monocorde di un’idea teatrale non è piaciuta a casa. I Dear Jack sono stati sicuramente penalizzati dai giornalisti, Irene Fornaciari è l’unica perdente di successo: il suo miglior Sanremo, l’unico in cui ha convinto.

Poi c'è il caso Bluvertigo, band importante della nostra musica progressive, per non usare arte pop. Li andrei a vedere in concerto domani, penso che “Semplicemente” abbia la miglior idea di testo del festival e una costruzione a specchio. Ma Morgan ha mal cantato Marco Castoldi per assenza di strumento rispetto all’intenzione. All’Ariston non può non essere materia di giudizio.