Il governo vuole i soldi delle multe. Equitalia taglia i tempi e torna cattiva

Cartelle affisse in Comune senza notifica per velocizzare la riscossione

2 - "Meno Stato invadente, più efficiente, più società"

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ROMA, 6 FEBBRAIO 2016 - È UN CERCHIO che si chiude. Equitalia, stanca di veder rimbalzare le proprie cartelle tra raccomandate rifiutate e avvisi ignorati, a tutto danno dei tempi con cui riesce a recuperare un credito, ha messo in campo quella che gli avvocati tributaristi, ma anche i semplici commercialisti, chiamano in gergo ‘l’arma di distruzione di massa’: l’affissione della cartella all’albo pretorio della casa comunale. L’agenzia di riscossione, pressata dal governo, che cerca di fare cassa, ha deciso di buttare alle ortiche ogni cautela nei confronti del cittadino contribuente. Facendo tornare indietro l’orologio del ‘fisco amico dei cittadini’, slogan caro anche a Renzi, di almeno 5 anni, all’epoca dell’ultimo governo Berlusconi. Quando il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, aveva imposto all’allora ad di Equitalia, Attilio Befera, di fare cassa con ogni mezzo.  I risultati sono nella cronaca del periodo, con imprenditori sul lastrico che si davano fuoco davanti agli uffici di riscossione. Un’ecatombe calmierata dai governi successivi, per evitare contraccolpi mediatici.    MA OGGI che la situazione economica non decolla, ecco che è ripartita la caccia al recupero del credito. Senza nessuna violazione da parte dell’agenzia, ma semplicemente ‘forzando’ il sistema legislativo esistente. Mentre prima Equitalia mandava la cartella esattoriale con raccomandata via posta ordinaria (nonostante debba essere recapitata da un ufficiale giudiziario, che però costa molto di più all’ente), ora spedisce sempre una raccomandata, ma con dentro un avviso.  «Caro contribuente – questo è il succo –, siccome l’ufficiale giudiziario non ti ha trovato a casa e non ti ha potuto recapitare la cartella, l’abbiamo affissa nell’albo pretorio del Comune».  Che cosa significa? Che mentre prima si poteva ‘prendere tempo’ rifiutando la raccomandata, adesso la medesima cartella si considera notificata. Comunque. Col cronometro dei tempi di pagamento che scatta dal momento in cui si firma per il ricevimento dell’avviso.    NESSUNA possibilità di fuga. Se non si recupera la cartella in tempo, per Equitalia non fa differenza; procede al recupero coatto del debito: il problema è di nuovo del contribuente. Mentre Equitalia, con questo sistema, ha tagliato di netto anche i costi di invio delle missive. D’altra parte, non è affatto vero che – come si legge negli avvisi – il medesimo ufficiale ‘non ti ha trovato in casa’. L’ufficiale non ha fatto alcun tentativo, è andato direttamente in fondo alla filiera delle possibilità di notifica per abbattere i tempi della riscossione. È una forzatura, ma non una violazione. Il cittadino viene messo con le spalle al muro, costretto a rincorrere (se può) la cartella, cercando di pagarla il prima possibile (anche qui, se può) per evitare guai peggiori. Ma questo a Equitalia non interessa. Ha l’ordine di fare cassa. Punto.