Tutti pazzi per gli azzurri

Ecco i segreti della Sarri-band Rivivi la partita di San Siro

MacTav

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Empoli, 17 febbraio 2015 - Che l’Empoli giochi bene lo stanno ripetendo un po’ tutti da diverso tempo a questa parte. Ma la gara di domenica a «San Siro», arrivata all’indomani delle dichiarazioni di Lotito sui presunti danni che a suo avviso le piccole realtà arrecano al calcio italiano, ha posto nuovamente l’accento sull’organizzazione del metodo Sarri. Ma dove nasce il segreto degli azzurri? Come è riuscito Sarri a trasformare la squadra in una macchina da calcio capace di esaltarsi anche di fronte alle ‘big’ della serie A? Cerchiamo di capirlo.

LA DIFESA. Palla coperta, si sale. Palla scoperta, si scappa all’indietro. E’ il concetto, ribadito dagli stessi giocatori in molte interviste, che guida la filosofia della fase difensiva sarriana. Il tecnico ha plasmato la retroguardia con movimenti organizzati e studiati a menadito. Fondamentale che la linea si muova all’unisono, perché altrimenti il giochino salta. La zona viene difesa secondo pratiche affinate in allenamento, i giocatori non muovono mai un passo a caso. Poi, ovviamente, c’è la qualità dei singoli: Tonelli e Rugani hanno caratteristiche che si sposano alla perfezione e i due terzini Hysaj e Mario Rui stanno letteralmente esplodendo. Il fatto che l’Empoli difenda alto sembra spesso un rischio, ma è un rischio calcolato. Ottima l’applicazione del fuorigioco.

IL CENTROCAMPO. Il fulcro del gioco si chiama Mirko Valdifiori: la valigetta coi codici della squadra ce l’ha in mano lui. Il suo compito è quello di arrestare il gioco degli altri e di impostare quello dei suoi. La parola d’ordine che lo accompagna è verticalizzazione. L’Empoli è una squadra che cerca di far male all’avversario attaccando la profondità: senza di lui sarebbe impossibile farlo, perché alla precisione abbina la velocità. Croce, poi, è l’emblema del tatticismo: fa da collante tra centrocampo e attacco, ma sa anche difendere. Vecino, meno dinamico ma più ordinato, ha il compito di aumentare il peso specifico. Se qualcuno li sostituisce deve fare esattamente le stesse cose. L’ATTACCO. Si dice che segni poco, ma la ‘colpa’, se così si può definire, nasce anche dal compromesso che le punte e il trequartista devono accettare. L’Empoli difende alto ed ha bisogno che tutti, compresi i giocatori più offensivi, partecipino alla fase di rottura. Questo implica uno sforzo superiore e una difficoltà più accentuata nell’attaccare l’area di rigore, perché il trequartista di Sarri non ha soltanto il compito di innescare le punte, ma anche di arrestare il gioco degli altri in prima battuta, mentre i due centravanti, spesso e volentieri, devono sacrificarsi in fase di interdizione. Questo a volte impedisce all’Empoli di essere pericoloso negli ultimi 20 metri: è una coperta corta, ma va accettata. La promozione in serie A e i 24 punti in 23 partite sono arrivati giocando esattamente così.

Tommaso Carmignani