La Shelbox non c’è più, il presidio sì. «Nessuna resa, avanti a oltranza»

I lavoratori ‘occupano’ una dei box abitativi prodotti dell’azienda

I lavoratori della Shelbox leggono  «La Nazione» all’interno del prefabbricato

I lavoratori della Shelbox leggono «La Nazione» all’interno del prefabbricato

Empoli, 19 novembre 2014 - SONO il simbolo della crisi industriale del territorio, ma anche l’immagine forte e irriducibile della lotta per il lavoro.

Sono i lavoratori della Shelbox che nonostante tutto non mollano e continuano a presidiare quello che fino ad un paio di anni fa era uno dei siti più produttivi della Valdelsa. Adesso però la loro battaglia sono costretti a condurla fuori dai cancelli, all’interno di un prefabbricato, proprio uno di quei box abitativi che uscivano dalla fiorente catena di produzione della ditta castallana.

Dal 6 settembre scorso non sono più lavoratori della Shelbox: la cassa integrazione straordinaria è finita, il piano di rilancio dell’ingegner Marco Di Lauro e della Newco Solaris 3 è fallito, e da due mesi i lavoratori sono in mobilità. Loro però non si arrendono.

«ANDIAMO avanti, continuiamo a lanciare appelli alle istituzioni, a partecipare alle manifestazioni per il lavoro, a tenere sempre alta l’attenzione sulla nostra drammatica vicenda» spiega Massimo Simoncini della Rsu dell’azienda.

Fuori dai cancelli chiusi sventolano le bandiere rosse della Fiom. «Non le ammaineremo finché ci sarà anche solo una piccola speranza di far ripartire qualcosa all’interno di questi capannoni» assicura Simoncini. Dopo Di Lauro e la sua cordata di imprenditori nessun altra offerta interessante si è presentata al curatore fallimentare. Anche la politica, che per mesi aveva «sfilato» all’interno dell’azienda manifestando solidarietà e assicurando sostegno, non si vede più da un pezzo.

«Dove sono andati tutti coloro che si erano impegnati a fare qualcosa per risollevare la nostra azienda e più in generale le imprese della Valdelsa? – si chiede Simoncini – Guardiamo in faccia la realtà: la Shelbox non è appetibile per un imprenditore che viene da fuori. La Valdelsa è una zona sempre più isolata, inaccessibile, a causa della vecchia 429 diventata ormai impraticabile e del cantiere della nuova strada che non si sa quando vedrà la fine».

«Stiamo organizzando un evento in collaborazione con la Provincia – annuncia Simoncini – un convegno dal titolo “Come si salva la Shelbox”, a cui inviteremo a partecipare il mondo della politica e degli industriali: un ennesimo tentativo per capire se c’è un imprenditore davvero interessato a ripartire, pronto a sfidare un mercato in difficoltà e a dare una seconda possibilità a noi lavoratori, che abbiamo voglia e necessità di rimetterci in moto in qualsiasi modo e con qualunque tipo di progetto industriale sia in grado di far ripartire il sito».

Serve coraggio e spirito di iniziativa, ciò che non sono mai mancati agli operai Shelbox che dal gennaio 2013 si sono inventati di tutto compreso l’incontro con Papa Francesco – pur di tenere alta l’attenzione sulla ditta simbolo della Valdelsa, fallita il 6 marzo 2013. Lottando con fierezza e dignità sono riusciti ad ottenere la cassa integrazione per 18 mesi. Poi hanno sognato quando l’ingegnere fiorentino Marco Di Lauro, insieme ad altre realtà, hanno dato vita alla Solaris 3, la newco che avrebbe dovuto riassorbire tutti i lavoratori attraverso un piano di rilancio che passava dalla produzione di prefabbricati per il Sudamerica. Un progetto tramontato in extremis, nei primi giorni dello scorso settembre, quando Di Lauro si è tirato indietro.

Adesso i lavoratori sono rimasti soli e sembrano lontani i giorni in cui parlamentari, sindaci, assessori, rappresentanti dei partiti, assicuravano: «La vostra lotta è la nostra lotta».