Montelupo, 7 aprile 2014 - Di professione è un «disaster manager» , esperto nella gestione delle emergenze. Quando il rischio è alto Paolo Masetti risponde alla chiamata, perché è responsabile della Protezione Civile della Provincia di Firenze, da 5 anni. L’ultima catastrofe che è stato chiamato a risolvere si chiama «caos primarie» e non ha travolto solo un partito, quello democratico, ma una comunità intera. «L’uomo della provvidenza», scelto al posto degli ormai ex candidati sindaco Terreni e Tizzanini per rimettere insieme i pezzi di un Pd logorato dalle vicende dell’ultimo mese, ora si rimbocca le maniche.

E’ STATO scelto anche e soprattutto per queste sue doti Paolo Masetti. Per la capacità di gestire con equilibrio le situazioni di tensione. Il suo nome è stato accettato senza riserve dall’assemblea comunale che sabato, votando all’unanimità, ha deciso di affidargli un incarico importante. Il nuovo, terzo candidato è una figura sconosciuta ai più, ma di alto rilievo.
Laureato in scienze geologiche, ex responsabile della sala operativa della protezione civile, ha un curriculum degno di nota che in questi giorni sta facendo il giro del web, rimbalzando da una visualizzazione all’altra. Perché i montelupini vogliono vederci chiaro. Soprattutto quelli che hanno votato alle primarie e che poi hanno dovuto assistere ad una ‘querelle’ finita addirittura sul tavolo della segreteria nazionale del Pd .

LA FIGURA di raccordo tra due parti che un accordo non hanno proprio saputo e voluto trovarlo, da oggi ha un percorso difficile da intraprendere.
«Sono da poche ore candidato sindaco del Pd a Montelupo — ha scritto sui social network dopo la nomina — ed ho ricevuto già tantissimi messaggi di stima e di auguri. Ringrazio tutti per questo».
Ora tocca a lui, montelupino d’adozione (vive da cinque anni a San Quirico con la moglie Elisabetta Gennarini e i figli) lavorare per ricucire. «Non tanto con i due comitati — spiega — ma con i cittadini, che si sono sentiti presi in giro. Il meccanismo delle primarie si è inceppato. Io sono stato scelto perché in una situazione incandescente ho saputo mantenere un profilo tranquillo. Pur sostenendo il comitato Tizzanini ho avuto ottimi rapporti con i componenti di #Montelupofutura per Terreni».
E’ alla sua prima esperienza politica: «Un punto di forza — confessa — quello di non essere un politico di professione. Sono abituato a mettermi a servizio della città, lo facevo da responsabile protezione civile, lo farò da sindaco. Non per il bene di un partito ma per il bene di una comunità».
La chiamata, certo non se l’aspettava e in tre giorni la sua vita è cambiata. Ha avuto poco tempo per decidere. «Se, e sottolineo se, diventerò sindaco dovrò lasciare un lavoro che amo, chiedendo un’aspettativa, e impararne uno nuovo». Ora la sfida più dura. Sciolti i comitati, c’è solo un partito, che però va ricompattato. «Ripartiamo da una situazione che è un compromesso, le dinamiche sono sfuggite di mano e per la gente non è stato semplice comprenderlo. Non c’è più tempo da perdere. Stasera iniziamo il lavoro su un programma condiviso. In questa settimana definiremo i rapporti e le strategie per la campagna elettorale. Poi gli incontri coi cittadini. Mi sento in gioco tanto quanto loro».
La partita da giocare è dura, ma è ancora presto per conoscere la squadra che scenderà in campo. «Sarà un gruppo non legato a diatribe locali. Sono necessari volti nuovi, e la scelta ricaduta su di me ne è la dimostrazione»